Sotto gli occhi di tutti: offerte di lavoro suggeriscono il nuovo interesse di Xiaomi nello sviluppo interno dei chip per smartphone, una mossa che potrebbe renderla più indipendente da Qualcomm.
Dopo aver lanciato HyperOS come sistema operativo rivoluzionario e indipendente, Xiaomi potrebbe fare un altro grande passo verso l’autosufficienza tecnologica: tornare a produrre chipset proprietari per i suoi dispositivi. Questa non è una mera ipotesi: la conferma indiretta proviene dalla stessa Xiaomi.
È emerso questo weekend, infatti, che Xiaomi ha pubblicato sulla sua pagina ufficiale dei posti di lavoro annunci che cercano ingegneri specializzati nello sviluppo di chip per smartphone. Non solo, tra le posizioni aperte spiccano ruoli come ingegneri progettisti per i SoC, ingegneri verificatori senior e esperti nel test dei chip. Interessante notare che Xiaomi non si rivolge solo al talento cinese, ma è aperta anche a candidature internazionali, sottolineando una visione globale del suo futuro.
Va ricordato che Xiaomi non è nuova al mondo dei chipset proprietari. Nel 2017, l’azienda ha presentato al mondo il Surge S1, lanciato con lo smartphone Mi 5C. Tuttavia, nonostante l’interesse iniziale, la casa produttrice ha deciso di mettere da parte il progetto pochi mesi dopo il lancio. Attualmente, i chip personalizzati Xiaomi sono presenti solo in specifiche componenti come le fotocamere e i sistemi di ricarica rapida.
Allora, perché tornare a investire in una strategia apparentemente abbandonata? La risposta potrebbe essere nella crescente necessità delle aziende di avere un controllo maggiore sulle prestazioni dei propri dispositivi. Sviluppando chipset interni, Xiaomi potrebbe non solo liberarsi della dipendenza da Qualcomm, ma anche ottimizzare le prestazioni dei suoi smartphone secondo le proprie esigenze, mettendo in risalto le caratteristiche che ritiene fondamentali per i suoi utenti.
Inoltre, considerando il lancio di HyperOS, avere chipset proprietari potrebbe garantire una migliore integrazione del sistema operativo, assicurando performance ottimali e un’esperienza utente più fluida. Senza dimenticare la geopolitica: con le recenti tensioni e sanzioni statunitensi, avere un ecosistema tecnologico interno potrebbe salvaguardare Xiaomi da possibili interruzioni nelle forniture, seguendo così un percorso già intrapreso da Huawei.
Pur con tutte queste indicazioni, Xiaomi rimane silenziosa. Non ci sono state dichiarazioni ufficiali da parte dell’azienda riguardo a questo presunto cambiamento di rotta. Tuttavia, il mercato e gli esperti del settore restano in attesa di ulteriori sviluppi, pronti a testimoniare una nuova fase nell’evoluzione tecnologica di uno dei giganti dell’industria mobile.