Uno studio pubblicato da scienziati informatici in collaborazione con diverse università ha analizzato i telefoni di Xiaomi, OnePlus, Oppo e Realme, scoprendo che questi brand installano spyware sui loro smartphone per raccogliere grandi quantità di dati sensibili degli utenti.
Uno studio sui “dati trasmessi dalle app di sistema preinstallate sugli smartphone Android di tre dei più famosi produttori cinesi” rivela le libertà che OnePlus, Oppo e Xiaomi si prendono con i dati sensibili degli utenti. Come premessa, i ricercatori ricordano che la Cina è il Paese con il maggior numero di dispositivi Android al mondo.
Il documento si intitola “La privacy del sistema operativo Android al microscopio – Una storia dall’Oriente“. Il sito riferisce che dopo aver studiato i dati trasmessi dai vari sistemi preinstallati negli smartphone Xiaomi, Oppo e OnePlus distribuiti in Cina, sono riusciti a concludere che i dispositivi in questione sono infestati da veri e propri setacci di dati privati. Peggio ancora, molti dei software inclusi di serie sono spyware, come ad esempio l’overlay MIUI 14 di Xiaomi, che ha privilegi estesi e trasmette metodicamente i dati dei suoi utenti ai server degli operatori nazionali.
I produttori cinesi di smartphone inviano i dati sensibili degli utenti agli operatori telefonici
Informazioni sensibili sui dispositivi degli utenti, ID, dettagli sulla geo-localizzazione, numeri di telefono, applicazioni utilizzate, registri delle chiamate: tutto viene trasmesso all’insaputa dei cittadini. Dati gli stretti legami tra il settore privato e lo Stato cinese, è difficile immaginare come verranno utilizzate queste montagne di dati.
Negli ultimi anni, i clienti europei sono stati conquistati dagli smartphone di questi produttori grazie al loro imbattibile rapporto qualità/prezzo/prestazioni. I dispositivi venduti nel Vecchio Continente trasmettono dati anche in Cina? È impossibile dirlo con certezza. Possiamo essere rassicurati dicendo che la legislazione europea, con il RGPD in particolare, è la più restrittiva. Possiamo anche ricordare che nel 2021 un funzionario americano del controspionaggio ha stimato che la Cina ha raccolto i dati personali dell’80% degli americani.