Il Dipartimento del Commercio degli USA e altre agenzie governative hanno approvato circa il 70% delle richieste di licenza di esportazione che coinvolgevano la Cina nell’anno di bilancio 2022, secondo la testimonianza scritta resa pubblica prima di un’udienza della Camera degli Stati Uniti martedì.

Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha approvato circa il 70% di tutte le richieste di licenza per la vendita di prodotti e chip alle aziende cinesi. La notizia è stata confermata da Alan Estevez, sottosegretario statunitense al Commercio e all’Industria. Secondo Estevez, per quanto i Paesi siano in guerra commerciale, solo il 30,1% delle richieste di licenza è stato respinto o restituito senza azione durante l’intero anno 2022.

Ciononostante, ha aggiunto che le domande di licenza di esportazione per le aziende cinesi arrivano al Dipartimento senza priorità. I tempi normali sono quindi di 40 giorni, ma per le questioni legate alla Cina la soglia sale a circa 77 giorni. Infine, Estevez dovrebbe partecipare a un’audizione alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, dove dovrebbe cercare di rassicurare i membri del Congresso su un possibile avanzamento dell’influenza del Partito Comunista Cinese (PCC).

Tuttavia, per quanto il Dipartimento del Commercio si impegni a rispettare le sentenze che si stanno accumulando da quando c’è l’amministrazione Trump, il commercio tra Cina e Stati Uniti non è mai stato migliore. Secondo i dati diffusi questa settimana, le importazioni e le esportazioni sono cresciute del 2,5% nel 2022, stabilendo un nuovo record di 690 miliardi di dollari di transazioni commerciali tra i due Paesi.

Anche il deficit commerciale degli Stati Uniti con la Cina è aumentato a 382,9 miliardi di dollari, raggiungendo l’8,3%. Nel 2022, la Cina è stata il terzo partner commerciale degli Stati Uniti dopo Canada e Messico e la principale fonte di importazioni per il Paese. I dati chiariscono che le economie statunitensi e cinesi dipendono fortemente l’una dall’altra, nonostante la guerra tecnologica in corso. Inoltre, evidenziano che ci vorrà molto tempo prima che i Paesi “taglino i ponti”.

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