Secondo la CNBC, Uber sta affrontando una nuova causa in cui più di 500 passeggere affermano di aver subito violenze sessuali da parte degli autisti.
Nel documento, le donne di diversi Stati affermano di essere state rapite, molestate sessualmente, violentate, perseguitate e di aver subito altri tipi di violenza da parte degli autisti della compagnia. Secondo l’azienda, la causa è stata intentata da 550 passeggere.
In precedenza, Uber aveva pubblicato un rapporto sulla sicurezza che mostrava come le segnalazioni di molestie sessuali fossero diminuite del 38%, passando da 5.981 nel 2017 e 1028 a 3.824 nel 2019 e 2020. Tuttavia, gli esperti sottolineano che questo calo sarebbe legato alla pandemia COVID-19, che ha colpito in modo significativo il numero di utenti dell’app.
Nel frattempo, la causa dice che la sicurezza non è la priorità principale dell’azienda. Secondo uno dei fondatori dello studio Schulman LLP, Adam Slater: “L’intero modello di business di Uber si basa sul dare alle persone un passaggio sicuro a casa, ma la sicurezza dei passeggeri non è mai stata una loro preoccupazione, mentre lo è stata la crescita, a spese della sicurezza dei loro utenti”.
Afferma che Uber ha riconosciuto l’aumento significativo del numero di episodi di violenza sessuale negli ultimi anni, ma la sua risposta è stata lenta e inadeguata, causando conseguenze terribili per le vittime. Sono state mosse critiche anche al modo in cui l’azienda ha assunto gli autisti senza effettuare i controlli più dettagliati sui precedenti penali, ad esempio controllando le informazioni contenute nel database dell’FBI.
Uber non ha ancora commentato la causa, ma ha risposto ad altri media che chiedevano una posizione. A Fox Business ha dichiarato di non poter commentare la causa, ma che l’azienda prende sul serio le segnalazioni, collabora con gli avvocati per aiutare le vittime e trovare modi per ridurre gli episodi di violenza sulla piattaforma.
In passato, Uber ha concluso diversi accordi per porre fine a cause legali riguardanti la sicurezza di autisti e passeggeri. Nel 2016, The Guardian ha rivelato che la società ha sborsato più di 161,9 milioni di dollari dal 2009. Nel 2017 ha dovuto affrontare un’azione legale collettiva in cui è stata accusata di aver permesso agli autori di reati sessuali di accedere a migliaia di vittime attraverso l’app. Nel 2019, Uber è stata citata in giudizio per 10 milioni di dollari da una donna che ha subito violenza sessuale da un autista.
Nel corso degli anni, Uber ha introdotto diverse opzioni di sicurezza, ma l’azienda sostiene spesso nelle cause legali di non poter essere ritenuta responsabile per i crimini degli autisti, che considera “appaltatori indipendenti” e non dipendenti, secondo Bloomberg.