La lotta alla disinformazione è un altro degli argomenti caldi che riguarda i social e il web in generale. Sebbene TikTok non sia nuovo all’argomento, il problema potrebbe essere più grave di quanto si pensi. I ricercatori di NewsGuard hanno pubblicato un rapporto in cui affermano che quasi il 20% dei risultati di ricerca presi a campione per i principali argomenti di attualità includevano informazioni errate o false. Le affermazioni false riguardavano argomenti diversi ma tutti di una certa importanza come l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’aborto, i vaccini COVID-19 e l’attacco del 6 gennaio 2021 al Campidoglio degli Stati Uniti.
NewsGuard ha anche scoperto che digitando query innocue si possono ottenere suggerimenti pieni di disinformazione. Ad esempio, cercando “cambiamento climatico” TikTok propone ricerche relative alla negazione della scienza del clima.
TikTok si è impegnato a rimuovere la disinformazione ma evidentemente le misure adottate non sono sufficienti. TikTok ha eliminato quasi 350.000 video relativi alle elezioni presidenziali statunitensi del 2020 entro la fine dello stesso anno. L’azienda utilizza l’intelligenza artificiale per vagliare i video; i video vengono rimossi automaticamente oppure inviati a moderatori umani per il controllo. Evidentemente però questa metodologia non basta per catturare tutti i contenuti dannosi soprattutto quando c’è la furbizia di non utilizzare parole chiave in grado di allertare l’intelligenza artificiale.
Uno degli aspetti più preoccupanti di tutto questo è che TikTok viene utilizzato soprattutto dai giovanissimi che lo scelgono non solo per la sua tipologia di social ma anche per la ricerca, preferendolo a Google.
Per quanto la disinformazione possa essere un argomento importante, la relazione giunge in un momento un po’ delicato per TikTok e non solo, data l’udienza del Senato, davanti alla quale è chiamato a comparire il COO dell’azienda, per analizzare gli effetti dei social network sulla sicurezza nazionale. I risultati potrebbero comunque esercitare ulteriori pressioni sul social network affinché si trovi una soluzione più efficace contro le fake news e la disinformazione in generale.