Sono passati solo pochi giorni dalla scomparsa ufficiale di Stadia e l’industria dei videogiochi sta già ballando sulla sua tomba. In occasione della recente revisione finanziaria di Take-Two, editore delle saghe GTA e NBA 2K, il suo amministratore delegato Strauss Zelnick ha ribadito ciò che tutti dicono da anni. Il problema della piattaforma era innanzitutto il suo modello di business rischioso.
Il 18 gennaio Google ha finalmente posto fine alle sofferenze di Stadia. La piattaforma di cloud gaming, che avrebbe dovuto rivoluzionare l’industria dei videogiochi, non ha mai trovato il suo pubblico. Tuttavia, la tecnologia c’era e, nonostante gli inevitabili problemi tecnici, l’azienda di Mountain View ha chiaramente rispettato la sua parte del contratto. Cosa è andato storto? Se avete seguito anche solo da lontano il lancio del servizio nel 2019, probabilmente conoscete la risposta a questa domanda.
In effetti, la principale critica mossa a Stadia è sempre stata il suo modello di business. Molti giocatori non hanno gradito il fatto di dover pagare il prezzo pieno dei loro giochi per poterli godere solo in streaming, soprattutto quando già pagavano un abbonamento per l’offerta Pro o addirittura per il controller. In breve, i vantaggi offerti da Google sembravano esigui rispetto a quelli del mercato delle console. E non è il CEO di Take-Two Interactive a dire il contrario.
L’amministratore delegato Take Two non è sorpreso dal fallimento di Stadia
Durante la recente revisione finanziaria della sua azienda, Strauss Zelnick è tornato sulla vicenda di Stadia in termini poco lusinghieri. “Se si è disposti a pagare 60-70 dollari per un gioco AAA, si è anche disposti a comprare una console. Stadia lo ha finalmente capito”. Anche se non tutti saranno necessariamente d’accordo con questa affermazione – alcuni giocatori hanno apprezzato la possibilità di giocare su qualsiasi dispositivo, ad esempio – sarà difficile negare l’analisi del CEO nel suo complesso.
Sottolinea inoltre che Stadia non è mai stato un modello di business, o almeno un buon affare, ma piuttosto una “tecnologia di distribuzione”, riprendendo le argomentazioni citate in precedenza. In altre parole, Google aveva trovato un modo efficace per raggiungere grandi popolazioni di giocatori in una sola volta, ma non è riuscita a convertire questo risultato in un prezzo veramente interessante.