Ieri mercoledì 18 gennaio Spotify ha rilasciato una dichiarazione in cui chiede alla Commissione Europea di intraprendere azioni più incisive contro Apple e la sua tassa del 30%. Apple ha persino bloccato i trasferimenti NFT dal suo portafoglio Coinbase perché non rientrano nella tariffa applicata dall’azienda.
Lo scontro tra i due brand non è una novità, in quanto il servizio di streaming musicale ha già accusato il gigante di Cupertino di condotta anticoncorrenziale per aver favorito la propria app musicale. Dopo tutto, non deve pagare lo stesso canone, trattamento che è stato considerato ingiusto dall’azienda.
In questo caso, Spotify si è unita ad altre sette aziende nel pubblicare la lettera congiunta che riporta la richiesta. Gli altri sono: Deezer, Basecamp, Proton, Schibsted, News Media Europe, European Publishers Council e Francil Digitale. Di seguito è possibile leggere un estratto della lettera:
“Per anni, Apple ha imposto restrizioni ingiuste alla nostra attività. Queste restrizioni ostacolano il nostro sviluppo e danneggiano i consumatori europei. Tra questi, il fatto di legare l’App Store al sistema di pagamento proprietario di Apple, con le sue commissioni eccessive per gli sviluppatori di app; la creazione di ostacoli artificiali che impediscono alla nostra azienda di comunicare liberamente con i nostri clienti; le restrizioni all’accesso degli sviluppatori ai dati dei propri utenti; le modifiche capricciose ai termini e alle condizioni. Apple beneficia di una posizione di monopolio sul suo ecosistema mobile ed estrae rendite esorbitanti dagli sviluppatori di app che non hanno altra scelta che rimanere nell’App Store per raggiungere i consumatori europei”.
La legge sui mercati digitali è stata difesa anche da Spotify, che ritiene che debba essere applicata contro Apple. Secondo l’azienda di streaming musicale, il discorso a favore della sicurezza è fuorviante e serve solo a proteggere i suoi profitti con l’App Store.
Finora Apple non ha ancora commentato il caso.
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