La National Music Publishers Association (NPMA) ha inviato una lettera di diffida a Spotify, accusando il servizio di streaming di violazione del copyright trasmettendo musica senza le dovute licenze. La NPMA stima che Spotify potrebbe dover pagare 150 milioni di dollari in royalties non pagate.
La National Music Publishers Association (NPMA) ha inviato una lettera di diffida a Spotify, sostenendo che la società di streaming svedese non ha la licenza adeguata per trasmettere i suoi contenuti. Secondo la lettera, la NPMA afferma che “[Spotify] è impegnata in una violazione diretta del [copyright] ospitando nei suoi testi, video e podcast opere musicali prive di licenza”.
Una lettera di cessazione e desistenza non è esattamente un avviso legale: è più che altro un avviso di “intenzione di fare causa” se un’attività ritenuta irregolare non viene immediatamente interrotta. Tuttavia, ha un peso legale in quanto coinvolge gli uffici legali di due o più entità, nel caso in cui non riescano a raggiungere un accordo.
Nel caso di Spotify, la NPMA sostiene che diverse opere dei suoi clienti e membri vengono diffuse dall’azienda svedese senza che questa abbia ottenuto le dovute autorizzazioni. Poiché praticamente tutto ciò che è presente su Spotify è monetizzato a favore dell’azienda – sia attraverso gli annunci pubblicitari visualizzati sul piano gratuito che attraverso i canoni mensili per i piani premium – si ritiene che questi contenuti presumibilmente irregolari stiano facendo guadagnare l’azienda.
Come è consuetudine in queste situazioni, la NPMA “chiede” che questi “contenuti senza licenza vengano immediatamente rimossi” dalla piattaforma di streaming musicale, altrimenti l’azienda sarebbe soggetta a cause legali “per l’uso continuato di queste opere”.
Secondo Billboard, Spotify dovrebbe pagare circa 150 milioni di dollari in royalties in meno rispetto a quanto previsto dalle organizzazioni che gestiscono questi aspetti. Secondo queste organizzazioni, Spotify ha usato un trucco ingegnoso: includendo gli audiolibri in tutti i suoi piani a pagamento, tutti i contenuti della piattaforma sono ora considerati un “bundle” – questa classificazione garantisce uno sconto sul pagamento delle royalties, dal momento che libri e musica, se acquistati singolarmente, hanno tariffe diverse.
La lettera della NPMA è firmata dalla vicepresidente dell’organizzazione, Danielle Aguirre, e non menziona alcuna “opera” specifica. Non si sofferma nemmeno sul numero di violazioni, ma avverte che anche le opere concesse in licenza sono a rischio: alcuni diritti di utilizzo scadono e devono essere rinnovati (tipo la situazione di TikTok con Universal).
Vale la pena ricordare che organizzazioni come la NPMA sono organismi di rappresentanza privati, poiché il governo degli Stati Uniti, pur disponendo di norme giuridiche in materia, non interviene nelle trattative tra le parti. Di solito le trattative vengono condotte direttamente tra i proprietari della proprietà intellettuale e coloro che sono interessati ad acquisirla o a concederla in licenza.
La lettera della NPMA cita anche notizie di stampa relative ai piani di Spotify di lanciare uno strumento che consenta il mixaggio e l’editing dei brani all’interno dei suoi contenuti, cosa che, se confermata, richiederà una negoziazione più dettagliata della questione. Spotify non ha ancora risposto alla lettera.