Aprendo la scatola di questa splendida tastiera ho avvertito una strana sensazione, un ritorno agli anni ottanta, con Gundam in TV, il walkman nelle orecchie e i primi personal computer per uso domestico con cui iniziavamo a smanettare (Ndr, pur essendo nato sul finire degli anni 80, sento che sono una parte fondamentale della mia infanzia, ringrazio per questo i miei cugini che mi hanno trasmesso l’amore per i videogames e dai quali ho anche ereditato qualche Master of the Universe).

Dopo il momento amarcord, parliamo subito di questa interessantissima tastiera prodotta da PFU, una compagnia che fa capo alla più conosciuta (almeno in occidente) Fujitsu.

Il prodotto nasce da una collaborazione con il professor Eiiti Wada, informatico e professionista di UNIX, che aveva capito l’importanza delle tastiere per gli amministratori di sistema e gli sviluppatori e come esse stessero diventando sempre più scomode per gli utenti professionali.

Nasce così nel 1995 la prima tastiera HHKB Professional, che continuerà ad essere migliorata durante i successivi 25 anni, portando alla creazione di una nuova generazione con HHKB Classic, HHKB HYBRID e HHKB HYBRID Type-S, che sarà proprio quella che analizzeremo più nel dettaglio.

COMPONENTISTICA

Aprendo la scatola, super minimal in puro stile giapponese, troviamo al suo interno:

  • la tastiera HHKB HYBRID Type-S;
  • 2 batterie alcaline AA;
  • il manuale d’uso;
  • il libretto con le precauzioni per la sicurezza;

Opinabile, dato il costo importante della tastiera, la scelta di non fornire in dotazione un cavo USB-C/USB-C e un adattatore USB-C/USB-A per poterla collegare direttamente al PC o ai tablet.

Caratteristiche tecniche:

  • Switch Topre;
  • Connessioni Bluetooth 4.2LE (fino a quattro dispositivi) e USB-C;
  • Compatibile con sistemi Windows, Android, iOS e macOS;
  • Formato ANSI US a 60 tasti.

DESIGN E MATERIALI

Come già detto in precedenza, il modello da me analizzato è l’ HHKB HYBRID Type-S. E’ disponibile in colorazione Charcoal e bianca, con layout US (americano), con tasti stampati e non (indicata per chi ha intenzione di rimapparla con funzioni specifiche).

La prima cosa che salta all’occhio sono le dimensioni estremamente ridotte (294x120x40mm per 540gr, escluse le batterie), questo dovuto anche al fatto che la tastiera presenta solo 5 righe di tasti (non ha la riga dei tasti funzione, ma quest’ultima può essere simulata con i tasti Fn) e alla mancanza del tastierino numerico.

La tastiera presenta 4 piedini in gomma antiscivolo per una massima stabilità sulla scrivania, ma è anche possibile regolarla in altezza in altre 2 posizioni grazie ai piedini supplementari integrati.

Dalla parte inferiore è possibile accedere al vano switch, dal quale possiamo impostare alcune funzioni dei tasti e del sistema operativo utilizzato direttamente dalla tastiera (è presente inoltre la leggenda direttamente sulla tastiera di come vanno impostati i singoli switch).

Nella parte posteriore sono invece presenti il tasto di accensione, il vano batterie la porta USB-C.

La scocca è interamente in plastica e i tasti e la barra spaziatrice sono in PBT durevole e resistente alla lucidatura con legende con stampa a sublimazione che dovrebbero garantire una lunga durata dei tasti.

Personalmente avrei aumentato il contrasto delle nomenclature sui tasti, utilizzando il bianco invece che il nero sulla versione Charcoal (non risaltano se non con una ottima illuminazione della postazione di lavoro).

La disposizione dei tasti (costituiti da una molla a cono, una cupola in gomma e un sensore capacitivo elettrostatico) e gli switch Topre eliminano le vibrazioni dei tasti, fornendo al contempo la massima tattilità, uno straordinario comfort, la precisione nella battuta e, naturalmente, il famoso rumore “toc” di Topre.

Scelte abbastanza inusuali, sono quelle di porre il tasto Control a sinistra del tasto A o la citata assenza della sesta riga dei tasti funzione; tutto ciò è pensato per l’utente che deve compilare righe di codice e farne un uso specifico, agevolandolo nella ricerca dei tasti e velocizzando il suo lavoro.

USO GENERALE

La digitazione risulta facile e precisa senza inceppamenti dei tasti e senza mai perdere una battuta anche nelle situazioni di massima velocità di digitazione.

Veniamo ora alle due caratteristiche fondamentali che caratterizzano questo device: la connettività e la personalizzazione.

Per quanto riguarda la connettività ,è possibile associare il dispositivo a qualsiasi device e sistema operativo, grazie al Bluetooth 4.2 :Windows, Android, Mac OS e iOS (funzione che mi è stato possibile provare al 100%, grazie anche all’aiuto di mia moglie che possiede l’intero parco della casa di Cupertino).

L’associazione dei dispositivi risulta facile ed immediata ed inoltre, con la sequenza di tasti Fn+Control e i tasti da 1 a 4 è possibile passare tra i 4 dispositivi che si possono associare alla tastiera.

Arriviamo dunque alla funzione che più caratterizza la tastiera HHKB, la mappatura dei tasti.

Prima di eseguire questa operazione basterà andare nell’area download (Happy Hacking Keyboard Download | PFU (happyhackingkb.com) ) del sito della HHKB e scaricare la versione per il vostro sistema operativo del HHK Keymap Tool, disponibile per Windows e MACos ma non per LINUX.

Una volta istallato il programma si potrà quindi andare a modificare ogni aspetto del layout della tastiera per adattarla ad ogni nostra esigenza di lavoro.

QUALITA’ PREZZO

La qualità elevatissima di questa tastiera e l’utenza alla quale si rivolge la rendono un prodotto molto di nicchia e che potrebbe non essere capito dai più.

Questa versione di HHKB ci viene proposta ad un prezzo di 339€, effettivamente molto alto, ma che se rapportato alla qualità dei materiali non teme confronti.

Se infatti siete degli specialisti del settore questo investimento vi farà risparmiare tempo e durerà negli anni, ma se siete un gamer o utente “normale” questa spesa non fa per voi, perchè sarà inutilmente cara e non sfrutterete le potenzialità di questo strumento.

Vi lascio quindi con una pensiero del Professor Eiiti Wada:

I cowboy negli Stati Uniti occidentali abbandonano i loro cavalli quando muoiono. Ma non lasciano mai le loro selle sul cavallo, indipendentemente da quanto tempo devono camminare nel deserto. Le selle sono interfacce profondamente adattate ai nostri corpi mentre i cavalli hanno un ciclo di vita. Non bisogna dimenticare che ad oggi i computer hanno un ciclo di vita breve, ma le tastiere sono interfacce che possiamo usare per sempre.”

8.8 / 10 Voto Finale
DESIGN9
MATERIALI9
USO GENERALE9
QUALITÀ PREZZO8
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Stefano Repetto
Blogger, Nerd “professionista”... Sono un nerd della prima ora, quando ancora non era di moda e anzi, ci prendevano in giro. Sono figlio della cultura Pop degli anni 80 e 90 e del passaggio dall’analogico al digitale, cresciuto con un joystick in mano. Le mie passioni: videogiochi, fumetti, libri, modellismo, film e serie tv