Qualche articolo fa vi ho parlato, in maniera del tutto approssimativa, della Lumix G90, fotocamera mirrorless dal valore di 1000 euro. Per fare delle comparazioni, vi avevo anche accennato la G80, quindi la sua antecedente. Oggi son qui per mostrarvela, spiegarvela, farvela apprezzare perché si tratta in generale di un bel corpo fotografico.
Nel mondo è stata commercializzata con vari nomi, com’è capitato per altri modelli della stessa famiglia. Qui in Italia si chiama appunto G80, potete comunque trovarla come G81, G85 o più semplicemente G8.
E’ simile alla “mamma” G7, macchina uscita circa 6 anni fa, però naturalmente porta delle novità.
Il materiale è tropicalizzato, quindi resiste alle condizioni climatiche difficili. In mano è pratica, avete una presa sicura, non è pesante, circa 530 grammi, ed è abbastanza contenuta, più piccola ad esempio rispetto alla GH4. Per fortuna Panasonic ci vuole migliorare ancor di più la comodità, offrendoci come accessorio facoltativo il battery grip, così abbiamo una maggiore autonomia, un’impugnatura più favorevole e ghiere e pulsanti primari duplicati per agevolare lo scatto in verticale.
Sensore Live MOS da 16 megapixel in micro quattro terzi, ancora più significativi con la rimozione del filtro low-pass, così c’è più nitidezza. L’obiettivo in confezione è il 12-60 mm f/3,5-5,6 OIS, buona base per chi vuole incominciare.
Uno schermo da 3 pollici con un milione e 40 mila punti, ovviamente touch. E’ possibile impostare un adattamento automatico della luminosità in base all’ambiente climatico coinvolto. E’ ruotabile, permettendoci ogni angolazione di ripresa, il pannello è anche facilmente apribile grazie all’insenatura di lato; nella G7 era meno pratico visto che si trovava in cima.
Il mirino arriva a un ingrandimento di 0.74x, leggermente più ampio della GH4 e presenta un oculare più sottile che consente una miglior lettura degli angoli indossando degli occhiali.
Per la messa a fuoco abbiamo 49 aree di contrasto, ottimizzate grazie alla tecnologia proprietaria Depth-from-Defocus, però questa comporta qualche problemino nella modalità AFC, ovvero nella continuativa, e anche nella rilevazione di fase sul tracking.
L’otturatore meccanico raggiunge un rapporto 1/4000, mentre con quello elettronico si sale a 1/16000. Esso si attiva con la modalità silenziosa, in quanto non genera nessun rumore. Il meccanismo garantisce una velocità di 9 fps con messa a fuoco bloccata e 6 fps sull’AF continuo.
Il metodo di avanzamento si decide attraverso la ghiera fisica in alto a sinistra, che include scatto singolo, raffica, raffica 4K, bracketing, autoscatto e time-lampse. A esclusione del primo, ognuno di questi modi ha diverse opzioni.
La funzione 4K Photo è veramente interessante perché permette di prelevare un fotogramma, all’interno di un filmato, senza la riduzione di qualità e non perderete mai una determinata azione eseguita in un preciso momento, magari state riprendendo un’acrobazia, un movimento veloce ecco.
Molto comodo è anche il post focus che, come fa intuire il nome, consente di modificare la messa a fuoco dopo la realizzazione di uno scatto; magari ci permette di risparmiare tempo per un’eventuale post produzione.
Ripescando il fatto dei video non ho specificato la qualità di registrazione: il massimo che si può avere è il 4K con 30fps, bitrate da 100Mbit/s. Solita storia, se volete i 60 fotogrammi al secondo dovete scalare al Full HD. Per fortuna è possibile collegare un microfono esterno per poter migliorare la qualità audio. Non c’è il V-Log però almeno si hanno due profili di colore particolare, il Cinelike-D e il Cinelike-V. C’è anche il ritaglio Live 4K per ottenere effetti di scorrimento o zoom in/out. Da sottolineare la modalità delle curve in tempo reale, quindi su schermo avete la possibilità di gestire la gama, caratteristica sicuramente apprezzata dai realizzatori di video.
Parlando di stabilizzazione, in origine il suo Dual-IS di 2° generazione era un po’ acerbo, poi è stato leggermente corretto con degli aggiornamenti; però qui Panasonic ci deve ancora un po’ lavorare, in sostanza fatica a capire quando noi vogliamo creare un piccolo panning. Comunque riesce ad arrivare fino a 5 stop di compensazione, infine 5 assi.
In fatto di rumore e dettaglio, gli scatti sopra i 1200 ISO è meglio evitarli per non incorrere a fastidi, chiaramente sia nelle foto sia nei video.
La memoria di archiviazione ha uno sportellino dedicato, non come la G7 che condivide con la batteria. Sembra semplice e palese come soluzione ma efficace quando occorre cambiare SD mentre la macchina è su un treppiede o ha il battery grip montato. Oltre all’entrata jack per il microfono menzionata prima, possiamo proiettare i nostri contenuti su uno schermo più ampio grazie all’ingresso Micro USB 2.0 dove facciamo trasferimenti su computer; attenzione non la ricarica, quella solo tramite caricabatteria da muro (per me una grande nota dolente). La batteria si trova in basso, 1200 mAh, garantisce circa 350 scatti secondo lo standard CIPA. Attivando il risparmio energetico si può arrivare anche a 500-600 unità.
Ovviamente presente il Wi-Fi per trasferire o gestire i contenuti in altri dispositivi associabili; tramite uno smartphone possiamo proprio creare un telecomando virtuale per migliorare di conseguenza il tipo d’interazione con la macchina. NFC e Bluetooth non presenti, a me sta bene così, non ci farei niente ecco.
Per concludere, una macchina fotografica in generale premiata, specialmente per quanto riguarda l’aspetto dei video: avendo un sensore non grande (16 Mpx possono essere scarsi rispetto ad altri concorrenti), la guarderei appunto per chi vuole auto riprendersi, ruotare il pannello touch per avere un facile controllo su se stessi… per chi fa YouTube va bene. Utile allo stesso tempo per chi vuole un po’ cimentarsi sulla fotografia, chi desidera conoscere questo mondo.