Meta presenta la nuova generazione del processore AI “Meta Training and Inference Accelerator” (MTIA) per migliorare la potenza di calcolo e la larghezza di banda della memoria per la raccomandazione di contenuti su Facebook, Instagram e altri servizi.

Meta ha presentato la sua nuova generazione di processori personalizzati per l’intelligenza artificiale finalizzata alla raccomandazione di contenuti. Chiamato “Meta Training and Inference Accelerator” (MTIA), l’acceleratore di inferenza ha avuto la sua prima versione annunciata nel 2023, e ora la nuova generazione promette di raddoppiare la potenza di calcolo e la larghezza di banda della memoria, secondo quanto riportato.

Il nuovo chip sarà utilizzato per addestrare i modelli di classificazione e raccomandazione dei contenuti per gli utenti dei servizi dell’azienda. Meta sostiene che, controllando l’intero progetto, sarà in grado di ottenere il massimo delle prestazioni e dell’efficienza rispetto ad altre soluzioni hardware disponibili sul mercato.

Gli esperimenti iniziali hanno dimostrato che MTIA è in grado di gestire modelli di classificazione e raccomandazione a bassa e alta complessità, che sono una parte fondamentale dei servizi di Meta, come Facebook e Instagram. In questo modo, la big tech intende creare un sistema di raccomandazione più accurato rispetto ai suoi rivali, come TikTok e X. Instagram sta testando funzionalità avanzate, come il proprio chatbot AI, ma i social network utilizzano questa tecnologia da anni, con l’IA che viene utilizzata per dedurre ciò che l’utente vorrebbe vedere nel proprio feed.

Il nuovo chip personalizzato arriva dopo che il gigante tecnologico ha annunciato una serie di modelli linguistici importanti che hanno consolidato la sua posizione nel segmento. Meta afferma di voler estendere le capacità del suo processore per soddisfare le tecnologie di IA generativa, come Llama 2 e AudioCraft, che costituiscono una delle aree più importanti dei servizi di Meta. Questi progressi saranno realizzati attraverso programmi già in corso nei laboratori dell’azienda.

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Carolina Napolano
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