Sulle pagine di Mac magazine abbiamo tifato per mesi il suo arrivo, con la preoccupazione che Apple decidesse di dismetterne la produzione. E ora finalmente, dopo più di quattro anni dall’ultimo update, il piccolo Mac mini è tornato più potente che mai.
Il design è quello di sempre, ma con questa nuova versione il guscio unibody guadagna il grigio siderale. Le vere novità stanno sotto il cofano dove trovano posto processori quad-core (fino a 6-core) e, volendo, un massimo di 64 GB di memoria RAM. Non mancano poi le porte Thunderbolt 3, il chip T2 Security e l’Ethernet 10 Gigabit. Insomma il piccolo anatroccolo (che Apple aveva dimenticato per così tanto tempo) è diventato un cigno. Possiamo tranquillamente dire senza timore di essere smentiti che con la giusta configurazione il piccolo “mini” è diventato un computer “pro”.
CPU di nuova generazione
Il nuovo Mac mini è equipaggiato con i recenti processori Intel di ottava generazione: si parte dal modello base dotato di Intel Core i3 quad-core a 3,6 GHz, per arrivare al modello con Intel Core i5 6 core a 3,0 GHz (Turbo Boost fino a 4,1 GHz). Ma se vogliamo di più in fase di configurazione si potrà scegliere il potentissimo Intel Core i7 6 core di ottava generazione a 3,2 GHz (Turbo Boost fino a 4,6 GHz) con una differenza di prezzo di 350 euro dal modello base o 240 euro per il modello con processore i5. Con queste scelte a disposizione, il Mac mini passa senza problemi da computer domestico per navigare e per eseguire rapidamente le operazioni desktop più comuni a computer professionale adatto a chi deve eseguire pesanti lavori di grafica, composizione di musica o lo sviluppo di software.
Raggiunge prestazioni straordinarie anche in altre attività fra cui la transcodifica video, la compilazione di codice. Una caratteristica interessante è anche la quantità di memoria RAM che è in grado di supportare. Il Mac mini viene venduto con 8 GB di veloce DDR4 a 2666 MHz, ma in fase di configurazione è possibile arrivare fino a 64 GB di memoria, caratteristica perfetta per tutti quegli utenti che lavorano con file di grandi dimensioni o hanno la necessità di gestire macchine virtuali. Benché sia possibile cambiare le schede di memoria successivamente, è possibile scegliere in fase di configurazione la quantità di memoria desiderata anche se, visti i prezzi, la scelta non sarà del tutto indolore per il nostro conto in banca. Così passare dagli 8 GB di base ai 16 GB ci costerà 240 euro; con gli altri due step il prezzo sale a 720 euro per arrivare a 32 GB e ben 1.680 euro per toccare il limite massimo di 64 GB.
Lo stesso discorso è applicabile alle unità di archiviazione flash con la possibilità di passare da 128 GB del modello base ai 2 TB. Ancora una volta Apple ha scelto la qualità con unità SSD velocissime che permettono la gestione di macOS e l’apertura delle app in modo estremamente veloce. Anche la gestione dei file di grandi dimensioni è avvantaggiata da questo hardware ma dobbiamo dire che, a nostro giudizio, i 128 GB del modello base sono appena sufficienti per un computer desktop e se ne abbiamo la possibilità è meglio scegliere un supporto da 256 GB (già fornito con il modello equipaggiato con Intel Core i5). Ma andiamo ad analizzare il costo dei vari step partendo dal modello base.
Il passaggio da 128 GB a 256 GB è di 240 euro, il doppio del prezzo per i 512 GB, 960 euro per l’unità da 1 TB e gli esagerati 1.920 euro per quella da 2 TB. Purtroppo non esiste la possibilità di scegliere una GPU dedicata e tutti i modelli si basano sull’integrata Intel UHD Graphics 630, che pur offrendo ottime prestazioni non è al livello di processori come Radeon e Nvidia. Su questa caratteristica ormai da tempo Apple si è un po’ seduta sugli allori e l’integrazione della Thunderbolt 3 con la possibilità di connettere ai Mac delle schede grafiche esterne non ha fatto che peggiorare la situazione. Indubbiamente come dimostrato anche dai nostri recenti test, le schede grafiche esterne funzionano più che bene, ma per averne una bisogna aggiungere al costo del computer quello del dispositivo di interfaccia Thunderbolt 3 e la scheda stessa per una spesa che supera i 600 €.
Massima sicurezza
In tutti i computer di nuova generazione Apple sta inserendo il chip T2. L’unità interamente progettata da Apple toglie del carico di lavoro al processore e include un controller SSD con crittografia on-the-fly per proteggere in automatico tutti i dati che vengono archiviati sull’unità SSD. Racchiude inoltre un coprocessore Secure Enclave che impedisce la manomissione del software caricato durante l’avvio. Il chip T2 permette anche di gestire la transcodifica video HEVC in modo estremamente veloce permettendo così ai professionisti di lavorare più rapidamente con video a risoluzioni superiori nel loro flusso di lavoro.
Buona dotazione
Diversamente dal MacBook Air la dotazione di porte è di tutto rispetto. Troviamo infatti quattro porte Thunderbolt 3 perfette per gestire archiviazione ad alta velocità e display Thunderbolt 4K o 5K. Non manca nemmeno la porta HDMI 2.0, due porte USB-A, un jack audio e Gigabit Ethernet. Il Mac mini offre anche l’opzione 10 Gigabit Ethernet rispetto alla più comune Gigabit Ethernet che però aumenta il prezzo di 120 euro. Per quanto riguarda le connessioni wireless abbiamo WiFi 802.11ac e Bluetooth 5.0.
Possiamo dunque dire che il piccolo di casa Apple è un computer sorprendente, estremamente veloce ed affidabile, oltre che bello. Ma come succede spesso in questi casi c’è un prezzo da pagare, e in questo caso è piuttosto salato. Intendiamoci, il modello base proposto da Apple a 919 euro chiavi in mano è abbordabile e costituisce di fatto un buon computer entry level, ma già il modello con Core i5 6-core è più costoso con i suoi 1.269 euro a cui bisogna aggiungere un buon monitor se non ne abbiamo uno.
Tanto che alcuni utenti potrebbero essere tentati dall’iMac da 21,5 con l’Intel Core i5 quad core di settima generazione e GPU integrata Radeon Pro 555 con 2 GB che Apple propone a 1.549 euro, la cui unica pecca è quella di avere un hard disk meccanico. Per il resto niente da dire sul rinnovato piccolo di casa Apple che strizza l’occhio anche all’ambiente, dato che è realizzato con il 100% di alluminio riciclato, e sono presenti ancora più componenti in plastica riciclata, per esempio i piedini. Scelte che contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale del nuovo Mac mini di quasi il 50%.
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