I siti di conversione di YouTube, meglio noti come stream ripping, sono diventati negli anni un vero problema per l’industria musicale. L’IFPI, la federazione internazionale dell’industria fonografica, lancia l’allarme.
Forse non conoscete l’IFPI. L’acronimo sta per Federazione Internazionale dell’Industria Fonografica. Dalla sua creazione nel 1933, è responsabile dell’applicazione del diritto d’autore nell’industria discografica a livello mondiale.
L’organizzazione pubblica regolarmente diversi studi sullo stato di salute dell’industria musicale. Nel suo rapporto del 2022, intitolato “Engaging with Music”, l’IFPI ha analizzato lo stream ripping, ossia i siti che consentono di convertire i video di YouTube e di scaricare illegalmente musica protetta.
Il rapporto mostra che un terzo degli intervistati ha utilizzato metodi illegali, tra cui lo stream ripping, per scaricare e ascoltare musica. Secondo la federazione, lo stream ripping rimane la principale minaccia per il mercato. Lo stream ripping è un metodo per ottenere un file scaricabile da contenuti disponibili online (soprattutto da YouTube).
Lo stream ripping di YouTube, il nemico numero uno dell’IFBI
Secondo l’IFPI, questa è la forma più comune di violazione del copyright nell’industria musicale online. Una semplice ricerca su Google rivela un numero impressionante di siti dedicati allo stream ripping. Di conseguenza, il numero di visitatori di alcuni siti è esploso negli ultimi anni.
Y2mate, ad esempio, ha registrato 117 milioni di visite nell’aprile 2023. Savefrom può vantare di aver accumulato 113 milioni di visite nello stesso periodo. E poi c’è il colosso ssyoutube.com, che ha superato il miliardo di visitatori solo nel primo trimestre del 2023.
A parte questo traffico preoccupante, il caso di ssyoutube.com è intrigante per altri motivi. Sembra infatti che ssyoutube sfugga alla maggior parte delle notifiche di rimozione DMCA. A differenza di altri siti simili, il dominio è stato preso di mira solo da sette richieste e registra solo 8 rimozioni di URL dal 2018.
La responsabilità di YouTube dovrebbe essere messa in discussione
Come riportato dai nostri colleghi di TorrentFreak, il servizio di ripping dei flussi blocca volontariamente l’accesso ai visitatori di alcuni Paesi (in particolare il Regno Unito), proprio per evitare di attirare l’attenzione delle autorità locali più severe. La BPI (British Phonography Industry) non ci è cascata e ha depositato diverse notifiche DMCA anti-circonvenzione contro la piattaforma.
Tuttavia, queste misure non sono sufficienti per arginare il fenomeno. Secondo TorrentFreak, la soluzione non sta nel moltiplicarsi delle richieste DMCA e delle azioni legali contro i provider DNS e gli host. Il dito va invece puntato contro YouTube, che ospita quasi tutte le canzoni del mondo su una piattaforma priva di un efficace meccanismo anti-copia.