Con l’obiettivo di far luce sull’impatto della pandemia sulle piccole imprese a livello globale e la ripartenza alla quale stiamo assistendo, Mastercard presenta oggi il report ‘Recovery Insights: Small Business Reset’. Analizzando 19 Paesi in tutto il mondo, il report rileva una sofferenza generalizzata nelle vendite delle piccole e medie imprese (PMI), impattate maggiormente rispetto alle grandi aziende, registrando un differenziale fino a 20 punti percentuali nel 2020, periodo più intenso della pandemia. Tuttavia, sono importanti e stabili i segnali positivi della ripartenza. Quest’anno si prospetta infatti una ripresa significativa del settore PMI, dimostrata dai numeri che evidenzianofino ad agosto un incremento delle vendite totali del 4,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e una crescita delle vendite tramite piattaforme di e-commerce del 31,4%.
“In questi ultimi anni, gli imprenditori e i loro business si sono trovati ad affrontare anche nel nostro Paese sfide enormi, se consideriamo la loro forte dipendenza dalle comunità limitrofe, dalle catene di approvvigionamento locali e dai flussi di cassa più ridotti”, ha affermato Michele Centemero, Country Manager di Mastercard Italia. “La pandemia ha però rappresentato un’opportunità per comprendere i lati positivi della digitalizzazione, sottolineando la rinascita dell’imprenditorialità con un ulteriore spinta verso l’innovazione. Come Mastercard sosteniamo con le nostre soluzioni le PMI e le imprese locali che vogliono affrontare le sfide della ripartenza con la marcia in più offerta dal digitale”.
Facendo leva sul nuovo ‘Small Business Performance Index’ ideato dal Mastercard Economics Institute, che prende in esame in modo aggregato e anonimo i pattern di acquisto all’interno della rete Mastercard, il report ‘Recovery Insights: Small Business Reset’ identifica alcune tendenze chiave che caratterizzano il settore delle PMI:
- Riaperture: a livello globale le piccole imprese, costrette a chiudere all’inizio della pandemia, hanno mostrato una probabilità di rimanere chiuse a lungo termine tre volte superiore a quella dei grandi player. Un terzo delle piccole imprese chiuse ad aprile 2020 è infatti rimasto chiuso dopo i primi sei mesi e circa un quinto addirittura dopo un anno.Una situazione che accende positivamente i riflettori sull’Italia se confrontata con altri paesi europei. In Italia, infatti, l’87% delle PMI ha riaperto dopo i primi sei mesi di pandemia, contro il 66% e il 71% rispettivamente in Germania e Regno Unito.
- E-commerce: a seguito delle chiusure, è triplicato su base mensile il numero di attività imprenditoriali online rispetto ai livelli pre-pandemia, con un picco nel mese di luglio 2020.Ciò riflette l’aumento della domanda per il canale di vendita online, ma anche il leggero ritardo nella sua implementazione per i piccoli player a causa dei diversi lockdown. Tuttavia, una volta superati i primi ostacoli, il passaggio al digitale è continuato con un ritmo elevato e costante a livello globale, evidenziando ancora una volta la forza e il valore aggiunto del digitale per le PMI.
- Ritorno al localismo: l’andamento del settore e dei consumi in PMI è stato influenzato anche dalla posizione geografica delle diverse aziende. Quelle situate all’interno dei principali distretti economici, maggiormente toccate dalla perdita di pendolari e turisti, hanno subito un calo del 33% a livello globale rispetto al 2019. Al contrario le vendite presso i piccoli rivenditori suburbani e nei quartieri residenziali hanno registrato un aumento dell’8%, confermando così un ritorno al localismo e al sostegno delle piccole realtà di quartiere che hanno caratterizzato gli ultimi mesi. Tra i tanti esempi, segnaliamo quello delle piccole aziende di arredamento che, in Italia, hanno nettamente superato le performance dei grandi player.
- Settore ristorazione e ospitalità: le piccole medie imprese appartenenti al settore dell’ospitalità hanno registrato performance migliori durante le estati 2020 e 2021. Nel settore travel, infatti, la tendenza è quella di preferire strutture di piccole dimensioni, preferibilmente in contesti locali e di nicchia, a discapito degli hotel delle grandi città. Per quanto riguarda invece la ristorazione, le PMI hanno registrato performance inferiori rispetto a quelle di catene di grandi dimensioni in tutto il mondo, con una differenza di 17 punti percentuali da inizio 2021.