La scorsa settimana Kanye West, alias Ye, è stato bloccato dai suoi account Twitter e Instagram in seguito alla pubblicazione di post antisemiti. Il rapper ha ora dato un altro motivo per fa parlare di sé con la notizia dell’acquisizione della controversa app Parler. L’accordo sembra imminente, dato che la società che sta dietro a Parler (Parlement technologies) ha dichiarato che le parti prevedono di chiudere la transazione nel quarto trimestre del 2022. Il prezzo non è stato rivelato.
“L’acquisizione proposta assicurerà a Parler un ruolo futuro nella creazione di un ecosistema non cancellabile in cui tutte le voci sono benvenute“, ha dichiarato George Farmer, CEO di Parlement Technologies. Cui è seguita la dichiarazione di Kanye West “In un mondo in cui le opinioni conservatrici sono considerate controverse, dobbiamo assicurarci di avere il diritto di esprimerci liberamente“.
Come accennato, West è stato bloccato su Twitter poco dopo la sua riammissione per violazione delle politiche di Twitter a causa di un post antisemita e negli stessi giorni è stato bloccato il suo account Instagram per aver condiviso uno Screenshot con un altro messaggio antisemita.
Nel frattempo, Parler è stato reinserito nel Google Play dopo essere stato bandito nel gennaio 2021 in seguito all’insurrezione del Campidoglio statunitense. Un portavoce di Google aveva dichiarato all’epoca che la rimozione era dovuta alla mancanza di “politiche di moderazione e di applicazione che rimuovono contenuti gravi come i post che incitano alla violenza” ed Apple aveva rimosso l’app per motivi simili ripristinandola a maggio.
Parler e West stanno lodando l’acquisizione come un vantaggio per la libertà di parola. Tuttavia, se Parler consentirà la pubblicazione di post razzisti, sessisti o antisemiti come quelli che hanno portato alla rimozione di Kanye da Twitter e Instagram, potrebbe essere nuovamente ritirata dall’App Store e dal Play Store.
Parler è stata lanciata nel 2018, ma ha avuto un’impennata di popolarità dopo che Donald Trump è stato bandito da Twitter ed è in concorrenza con l’applicazione per social media Truth, di proprietà dello stesso Trump.