La Russia sta preparando una missione di salvataggio a seguito di una perdita di refrigerante su una capsula Soyuz agganciata alla Stazione spaziale internazionale segnalata già a metà dicembre. La NASA ha dichiarato in un comunicato stampa che l’agenzia russa Roscosmos invierà una Soyuz vuota alla Stazione il 20 febbraio in sostituzione della navicella danneggiata. Il veicolo avrebbe dovuto essere lanciato a marzo.
La capsula che perde dovrebbe tornare sulla Terra senza equipaggio nel mese di marzo e trasporterà comunque esperimenti e altri carichi. I cosmonauti Dmitriy Petelin e Sergey Prokopyev, così come l’astronauta della NASA Frank Rubio, resteranno in orbita dei mesi in più invece di partire a marzo come previsto.
Il velivolo ha iniziato a perdere particelle il 14 dicembre. Il team della ISS ha subito notato che il problema riguardava un circuito di raffreddamento del radiatore esterno ed è stato poi appurato che un micrometeorite aveva colpito il radiatore. Roscosmos ha presto deciso che la Soyuz era troppo pericolosa per essere utilizzata per un rientro standard dell’equipaggio. Le temperature sarebbero salite oltre i 100 gradi al rientro, minacciando sia gli occupanti che le apparecchiature informatiche. Secondo Sergei Krikalev, una riparazione nello spazio sarebbe stata impraticabile perché la procedura sarebbe stata troppo difficile.
L’equipaggio della Stazione spaziale internazionale è ancora pronto a utilizzare la Soyuz rotta per evacuare in caso di emergenza. Tuttavia, questa soluzione non è ideale dato che tre delle sette persone a bordo della ISS dovrebbero accettare dei rischi elevati per tornare a casa. Anche una capsula Crew Dragon di SpaceX è attraccata, ma è destinata ad accoglie solo quattro occupanti.
Le relazioni tra la NASA e la Roscomos sono tese dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. L’estate scorsa la Russia ha dichiarato che avrebbe lasciato la ISS dopo il 2024 per lavorare alla propria stazione spaziale ma la perdita della capsula ha di fatto costretto le due parti a lavorare nuovamente a stretto contatto.