Il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge per la disciplina dell’intelligenza artificiale in Italia. Il testo delinea la strategia nazionale, istituisce le autorità competenti, definisce le azioni di promozione e tutela, introduce norme sul diritto d’autore e sanzioni penali.
Durante l’ultimo Consiglio dei ministri, il governo guidato da Giorgia Meloni ha approvato un disegno di legge che stabilisce nuove normative per regolare l’uso dell’intelligenza artificiale (IA) in Italia. Il disegno di legge è pensato per coesistere con l’AI Act, adottato dal Parlamento europeo il 13 marzo, e mira a integrare tale regolamento con disposizioni specifiche del diritto nazionale.
Il disegno di legge si concentra su cinque aree principali: la strategia nazionale sull’IA, le autorità competenti per la sua regolamentazione, le iniziative promozionali per il suo sviluppo, la protezione dei diritti d’autore collegati all’IA, e le sanzioni penali per il suo uso improprio.
Una parte importante di questo disegno di legge include investimenti per un totale di 1 miliardo di euro in ambiti quali intelligenza artificiale, cybersicurezza e quantum computing delle telecomunicazioni. Questi investimenti saranno realizzati anche tramite la creazione di specifici fondi e il co-investimento di altri fondi gestiti da CDP Venture Capital Sgr.
Le Autorità nazionali per l’intelligenza artificiale, responsabili per garantire l’applicazione delle normative nazionali ed europee, saranno affidate all’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) e all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN).
Il DDL propone un aggravamento delle pene per i crimini commessi mediante l’uso dell’IA, in particolare quando utilizzata in modo fraudolento o per complicare le difese legali. Un’ulteriore aggravante è prevista per coloro che utilizzano l’IA per influenzare i risultati delle elezioni, evidenziando un problema già noto in altre nazioni.
Le sanzioni severe sono contemplate anche per la diffusione illegale di contenuti manipolati tramite intelligenza artificiale che possano ingannare riguardo alla loro autenticità. Le pene per tali reati variano da uno a cinque anni di reclusione, specialmente se risultano in danni significativi.