Dopo anni di battaglie giudiziarie e decisioni contrastanti, Intel è nuovamente sanzionata dall’UE per aver limitato le vendite dei rivali nel settore delle CPU. Quali saranno le ripercussioni di questo nuovo capitolo nella saga antitrust?
La Commissione europea ha annunciato di aver imposto a Intel una multa di 376,36 milioni di euro, concludendo una parte della complicata lotta legale che ha coinvolto il gigante dei microprocessori e le autorità antitrust dell’Unione Europea. La multa segue una sanzione record di 1,06 miliardi di euro inflitta a Intel nel 2009 per abuso di posizione dominante.
La Commissione aveva precedentemente scoperto che Intel aveva concesso sconti nascosti a produttori come HP, Dell e Lenovo per acquistare la stragrande maggioranza dei loro processori proprio da Intel, escludendo di fatto la concorrenza. In alcuni casi, Intel avrebbe persino pagato queste aziende per ritardare o annullare il lancio di prodotti dotati di CPU dei suoi rivali, una pratica che la Commissione ha definito come “restrizioni nude”.
Negli anni successivi, la vicenda ha attraversato vari tribunali. Nel 2017, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha ordinato una revisione della multa, affermando che la Commissione non aveva condotto un’analisi economica adeguata delle pratiche di Intel. Successivamente, il Tribunale dell’Unione Europea ha stabilito che la Commissione non aveva effettivamente esaminato a fondo il sistema di sconti di Intel, portando all’annullamento della multa iniziale di 1,06 miliardi di euro.
Nel suo ultimo annuncio, la Commissione ha fornito dettagli specifici sulle azioni di Intel. Tra il 2002 e il 2005, per esempio, Intel avrebbe pagato HP per limitare la vendita di desktop aziendali alimentati da AMD alle PMI e attraverso canali diretti. Analogamente, ha pagato Acer e Lenovo per ritardare il lancio di notebook con CPU AMD.
Sebbene la Commissione abbia contestato la decisione del tribunale di archiviare la parte del caso relativa agli sconti, Intel non ha presentato appello per la decisione sulle “restrizioni nude”. “Con la decisione odierna, la Commissione ha imposto nuovamente un’ammenda a Intel solo per la pratica delle restrizioni nude”, ha dichiarato l’ente europeo.
Data l’impugnazione della decisione relativa agli sconti, Intel potrebbe essere ancora obbligata a pagare ulteriori somme in futuro. Ma indipendentemente dall’evoluzione legale, la nuova multa segna un importante precedente nel panorama antitrust europeo. Pone l’accento sull’importanza della concorrenza leale nel settore tecnologico e mette in guardia le grandi imprese che potrebbero essere tentate di abusare della loro posizione dominante. Con l’intensificarsi della competizione globale nel settore dei semiconduttori, le ripercussioni di queste decisioni antitrust potrebbero avere un impatto significativo non solo su Intel, ma su tutto il settore.