Come è ben noto Huawei ha dovuto attuare una profonda trasformazione dal 2019, a partire cioè dal ban imposto dagli Stati Uniti che è stato esteso nel corso del tempo. Il divieto ha impedito a Huawei di accedere alle forniture della catena di approvvigionamento statunitense, compresa la versione di Android di Google Mobile Services. L’azienda ha dovuto così sviluppare un proprio sistema operativo HarmonyOS, che ora ha raggiunto la versione 3.1.
In un secondo tempo, circa un anno dopo dal primo divieto, gli Stati Uniti hanno aggiunto una nuova norma sulle esportazioni che impediva alle fonderie di spedire a Huawei silicio all’avanguardia. Sebbene l’azienda abbia potuto utilizzare i SoC Snapdragon di Qualcomm, questi sono stati modificati per essere incompatibili con le reti 5G. Il fondatore di Huawei Ren Zhengfei ha rivelato che l’azienda ha dovuto sostituire 13.000 componenti dei suoi prodotti a causa delle sanzioni commerciali statunitensi. Ciò ha comportato l’acquisto di prodotti sostitutivi nazionali e la riprogettazione di 4.000 circuiti.
Huawei continua a impegnarsi nella ricerca e nello sviluppo ed ha speso 23,8 miliardi di dollari solo nel corso del 2022 e prevede di continuare ad aumentare la spesa per la R&S con il miglioramento della redditività. Nonostante i divieti, l’azienda cerca di produrre dispostivi che non deludano le aspettative dei consumatori, sebbene abbia ammesso che ciò rappresenti una sfida per via delle limitazioni soprattutto legate al 5G. Inoltre il suo impegno non le ha impedito di perdere 80 milioni di utenti che sono stati intercettati principalmente da Xiaomi, mentre un’altra fetta ha preferito Apple e Honor.
Il prossimo 23 marzo Huawei dovrebbe presentare la sua ultima serie di prodotti di punta, lo smartphone pieghevole Huawei Mate X3, pubblicizzato come sottile e leggero ma resistente, la serie Huawei P60 e il Huawei Watch Ultimate.