Huawei cerca di risorgere dalle ombre del ban imposto dagli USA nel 2019. Sebbene il rapporto con Google rimanga congelato, l’azienda trova una nuova strada nella connettività 5G.
La saga della tecnologia mondiale si arricchisce di un nuovo capitolo con la storia di Huawei, il gigante cinese che cerca di riemergere dall’ombra del ban imposto dagli Stati Uniti. In un paesaggio dove il divieto di collaborazione con Google rimane in vigore, la società di Shenzhen vede una luce alla fine del tunnel nella connettività 5G.
Huawei, l’azienda una volta orgogliosamente posizionata tra le prime nel settore della tecnologia globale, ha visto il suo orizzonte oscurarsi con l’implementazione del ban USA nel 2019. Il divieto ha precluso qualsiasi possibilità di ripristinare i rapporti con Google e di integrare i suoi servizi nei dispositivi Huawei, un colpo che ha destabilizzato il suo percorso di crescita. Tuttavia, l’innovazione della connettività 5G potrebbe rappresentare una via d’uscita promettente. Se Huawei fosse stata in grado di compensare la mancanza di modem 5G con tecnologia americana, l’impatto del ban sarebbe stato molto meno devastante.
Fonti del settore, citate da Reuters e mantenute anonime per via di vincoli di riservatezza, rivelano che Huawei potrebbe permettere ai propri prodotti di connettersi alle reti 5G entro la fine dell’anno. I chip necessari, progettati da Huawei stessa, sono il frutto di tre anni di intenso lavoro, svolti all’ombra del ban. Questi componenti saranno prodotti da Semiconductor Manufacturing International Co (SMIC), confermando l’abilità della società di cercare soluzioni nonostante le avversità.
Il ban ha lasciato una cicatrice profonda nelle finanze di Huawei. Nel 2020, il gigante tecnologico aveva guadagnato l’equivalente di 67 miliardi di dollari dal segmento consumer, cifra che si è dimezzata solo un anno dopo. Nonostante la prospettiva di un recupero completo sia lontana, l’incursione nel settore dei prodotti 5G potrebbe rappresentare un importante passo verso la riabilitazione.
Le fonti hanno rivelato a Reuters che per la produzione dei chip 5G verrà utilizzato il processo produttivo N+1 di SMIC. Ciononostante, si prevede che oltre il 50% delle unità prodotte non rispetterà le tolleranze di progetto, causando una possibile inflazione del costo dei chip che rispetteranno gli standard.
Recentemente, il quotidiano China Securities Journal, vicino al governo cinese, ha riportato che Huawei ha alzato da 30 a 40 milioni di unità l’obiettivo delle spedizioni di smartphone per il 2023. Questo rappresenta una contrazione significativa rispetto alle 240 milioni di unità spedite globalmente nel 2019, nonostante la cessione del marchio Honor.
Il ritorno nel settore dei prodotti 5G potrebbe rappresentare un respiro di sollievo per Huawei. Pur non garantendo un ritorno ai numeri di un tempo, permetterebbe all’azienda di guardare al futuro con speranza, almeno in patria. All’estero, i prodotti Huawei soffrono per la mancanza dei servizi Google, requisito quasi imprescindibile per il mercato occidentale.
In questo contesto, Huawei ha tentato di creare un app store alternativo, popolato dalle applicazioni più popolari. Tuttavia, dal 2019 ad oggi, le vendite e i numeri hanno parlato chiaramente: per l’Occidente, vedere Huawei tornare alla sua presenza pre-ban potrebbe essere un’impresa molto difficile. Eppure, nella sua ricerca di redenzione, Huawei continua a dimostrare un’impressionante resistenza, risvegliando un interesse rinnovato nel suo viaggio di riabilitazione tecnologica.