Sotto il regime di pesante censura cinese, Google è riuscita a mantenere una presenza limitata. Il motore di ricerca dell’azienda, il suo principale motore di guadagno, non è più disponibile da anni e un tentativo nel 2019 di riportare una versione che avrebbe incanalato i dati degli utenti al governo si è rivelato infruttuoso. Tuttavia, offre altri servizi, tra cui Maps e Google Traduttore, principalmente su base commerciale per le aziende cinesi. Google Translate, tuttavia, sta per essere disattivato.
Google ha dichiarato a TechCrunch che il motivo ufficiale della partenza di Google Traduttore dal Paese è il “basso utilizzo”. La pagina web di Google Translate China ora mostra una schermata iniziale con un link che indirizza gli utenti a Google Translate Hong Kong. Mentre Alibaba e Baidu si contendono i primi posti nei servizi online, Google fornisce alcune funzioni di traduzione a servizi di terze parti, come l’applicazione per la visualizzazione di documenti KOReader. A questi utenti non resta che chiedersi cosa farà l’editore per colmare la lacuna.
Si ipotizza che l’interruzione di Google Translate in Cina possa avere a che fare con il 20° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, che si terrà il 16 ottobre: i censori del governo sono più proattivi e aggressivi in occasione di grandi eventi e mettono offline i servizi stranieri, oltre a monitorare e vietare meme e parole chiave che circolano sui social media. Un esempio è stato il paragone tra il presidente Xi Jinping e Winnie-the-Pooh di A. A. Milne. Le menzioni del tenero e rotondo orsacchiotto sono state eliminate prima dell’ultimo Congresso nazionale del 2017.
D’altra parte, la Cina ha mantenuto la sua influenza sul palcoscenico digitale mondiale, con TikTok come uno dei suoi esempi più forti. Con centinaia di milioni di utenti attivi al giorno, la società madre ByteDance ha resistito alle pressioni per vendere l’app a investitori stranieri e, cosa più significativa, ha raddoppiato la leadership cinese sulle sue divisioni globali.