Adalytics sostiene che Google non ha rispettato gli standard degli annunci per la maggior parte del tempo, un’affermazione che l’azienda di tecnologia respinge come “estremamente imprecisa”.
Google ha respinto le affermazioni descritte come “estremamente imprecise” secondo cui l’azienda ha violato le proprie regole pubblicitarie e ha ingannato gli inserzionisti sulla visualizzazione degli annunci su siti web di terzi. La controversia ha visto l’azienda di tecnologia prendere posizione contro le accuse portate dalla società di analisi Adalytics in un rapporto recentemente pubblicato.
Il gigante della tecnologia, attraverso la sua rete Google Video Partners e il prodotto pubblicitario TrueView, gestisce l’inserimento di annunci video su siti web e app esterne. Google sostiene che i suoi annunci vengono visualizzati su siti di “alta qualità”, appaiono prima del contenuto principale di un video, e vengono riprodotti con l’audio attivo. Inoltre, garantisce agli inserzionisti che non pagheranno se gli utenti decidono di saltare gli annunci.
Tuttavia, Adalytics, nel suo rapporto, sostiene che Google non rispetta questi standard circa l’80% delle volte. Gli annunci, secondo Adalytics, appaiono spesso su siti web di bassa qualità, come quelli che contengono disinformazione o contenuti pirata. Inoltre, sostiene che gli annunci possono essere posizionati in piccoli lettori video sul lato o sulla parte inferiore dello schermo, lontano dal contenuto principale “in-stream”. In alcuni casi, afferma Adalytics, gli annunci vengono riprodotti senza audio, mentre in altri “tra gli annunci TrueView consecutivi c’è poco o nessun contenuto video”.
Adalytics ha anche sostenuto che alcuni annunci vengono riprodotti automaticamente senza l’interazione dell’utente e che in alcuni casi, il pulsante di salto che solitamente appare dopo cinque secondi viene oscurato, costringendo gli spettatori a guardare l’intero annuncio. Queste azioni, secondo Adalytics, rappresentano “una violazione diretta degli standard di qualità di Google per gli annunci TrueView” e potrebbero aver contribuito a gonfiare artificialmente le metriche degli annunci, inducendo gli inserzionisti a pagare di più.
I risultati di Adalytics si basano sull’analisi delle campagne pubblicitarie di oltre 1.100 marchi tra il 2020 e quest’anno. Tra questi, si troverebbero alcuni giganti come il governo degli Stati Uniti, il Parlamento Europeo, Disney+, HP, Samsung, Sephora, TikTok, Microsoft, General Motors e anche alcune divisioni di Google stessa.
In risposta a queste affermazioni, Google ha respinto con forza i risultati del rapporto. Marvin Renaud, responsabile delle soluzioni video globali di Google, ha criticato il metodo di ricerca di Adalytics, definendolo “inaffidabile”. Renaud ha affermato che la “stragrande maggioranza delle campagne pubblicitarie video” viene eseguita su YouTube e che i brand hanno la possibilità di scegliere in qualsiasi momento di non eseguire i loro annunci su applicazioni e siti web affiliati ai partner video di Google.
Le affermazioni di Adalytics giungono in un momento in cui Alphabet, la società madre di Google, si trova ad affrontare un intenso esame delle sue pratiche pubblicitarie. Questo include una causa del Dipartimento di Giustizia all’inizio di quest’anno per cercare di smantellare la sua attività pubblicitaria e una recente indagine preliminare da parte dell’Unione Europea che ha concluso che l’unico rimedio possibile per risolvere le sue preoccupazioni antitrust sarebbe la vendita di parte del suo impero pubblicitario.