La Corte Suprema indiana ha inferto un duro colpo a Google, non accogliendo la richiesta dell’azienda di bloccare una precedente sentenza emessa in ottobre dalla Commissione indiana per la concorrenza (CCI). La CCI ha affermato che Google ha approfittato dei produttori di smartphone costringendoli a preinstallare determinate appl sui loro dispositivi se volevano utilizzare la versione Android di Google Mobile Services.
Google affronta regolarmente cause legali intentate sia da governi che da aziende private che accusano la grande azienda tecnologica per una serie di motivi. Recentemente, l’azienda statunitense ha chiesto alla Corte Suprema indiana di rivedere una decisione presa dalla Competition Commission of India (CCI), ma la richiesta è stata respinta dalla massima autorità.
Come si legge in un rapporto pubblicato dalla CCI, Google ha approfittato dei produttori di smartphone costringendoli a offrire determinate app sui loro dispositivi per poter utilizzare la versione Android di Google Mobile Services (GMS), tra cui applicazioni native come YouTube, Foto, Drive e altre.
Secondo i rapporti, il mercato indiano della telefonia mobile è dominato dai telefoni Android, che detengono ben il 97% della quota di mercato nel Paese. Questo indicatore mostra che nel Paese il gigante tecnologico della ricerca è molto forte in termini di sistema operativo mobile, schiacciando concorrenti come Apple e altri con interfacce proprietarie.
Nonostante la petizione della grande azienda tecnologica, la Corte Suprema ha confermato il parere della CPI, prorogando fino al 26 gennaio il termine per Google per apportare le modifiche necessarie a conformarsi alla decisione della Commissione, che ha anche imposto una multa equivalente a 161 milioni di dollari, secondo quanto riportato da Reuters.
Tra i requisiti imposti dalla Commissione indiana per la concorrenza c’è la necessità che Google smetta di subordinare l’uso di Android alla licenza del negozio di app nativo Play Store. L’ente vuole inoltre che gli utenti indiani abbiano la possibilità di disinstallare le app native del sistema.