Gli specialisti del DigiHealth, un laboratorio dedicato alla ricerca sull’impiego delle tecnologie in ambito medico presso l’Università di San Diego in California, stanno utilizzando per le loro ricerche nell’individuazione dei possibili sintomi che indicano lo sviluppo del morbo di Alzheimer il Pixel 4, smartphone top di gamma Google rilasciato nel 2019, dunque non un device di ultima generazione.

Lo smartphone in questione non viene utilizzato a caso. La fotocamera principale del Google Pixel 4 dispone infatti di un avanzato sistema di riconoscimento facciale con i suoi sensori a infrarossi che, oltre a servire per sbloccare il telefono, ora consentirà anche di tracciare i segni della malattia osservando gli occhi dell’utente.

Le persone a rischio di sviluppare la malattia iniziano a mostrare segni anche prima della comparsa dei sintomi caratteristici, come confusione mentale e delirio. Uno degli stadi precursori è la dilatazione delle pupille dopo aver subito stimoli cognitivi, come la ripetizione di sequenze numeriche analogiche.

Come spiegato da Colin Barry, dottorando presso l’Università di San Diego, il sistema è in grado di distinguere l’iride dalla pupilla anche negli occhi scuri grazie ai sensori a infrarossi, che analizzano le vibrazioni dello spettro invisibili all’uomo.

L’iPhone anche ha un sensore 3D per la biometria facciale (il “True Depth” che abilita Face ID), ma sebbene Apple renda disponibili kit API per la ricerca medica, iOS è un sistema operativo notoriamente molto “chiuso” che limita le possibilità offerte da un Android.

Molti potrebbero chiedersi perché viene utilizzato un modello così “vecchio” per gli standard del settore mobile e non un device di ultima generazione. Questa decisione è giustificata dal fatto che il Google Pixel 5, rilasciato nel 2020, non dispone del supporto per il riconoscimento facciale e il Google Pixel 6, che sarà dotato di questa funzione, ma non ha la stessa economicità del Pixel 4.

Le tecnologie accessibili alla massa sono diventate il cardine per gli specialisti per trasformare vari prodotti, come lo smartphone stesso, in uno strumento di aiuto nella diagnosi delle malattie.

Pochi giorni fa avevamo riportato la notizia che vedeva l’Apple Watch utilizzato come risorsa per rilevare i sintomi del morbo di Parkinson.

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Carolina Napolano
La tecnologia, roba da donne: ecco la blogger per promuovere il lato rosa della tecnologia.