I giganti della Silicon Valley raccolgono e monetizzano i nostri dati personali da molti anni. Una startup italiana ha ottenuto un’importante vittoria su Google che ci permetterà di gestire più facilmente i nostri dati e di trarre almeno in parte i benefici del loro sfruttamento.
Hoda è una startup italiana che si offre di mettere le vostre informazioni in una “cassaforte digitale” con la sua applicazione Weople. Siete voi a decidere quali dati volete condividere con la piattaforma, che genera denaro (e ne restituisce una parte agli utenti) rivendendo i dati anonimizzati. Weople consente quindi agli utenti di Internet di assumere il controllo dei propri dati personali, ma anche di guadagnarci sopra. Di fronte alla mancanza di collaborazione da parte di Google e di altri membri del GAFAM, gli amministratori di Weople si sono rivolti alle autorità italiane per facilitare il recupero dei dati degli utenti.
Dopo un’indagine, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha stabilito che Google ha potenzialmente abusato della sua posizione dominante “limitando la capacità di altri operatori di sviluppare servizi e usi innovativi dei dati personali”.
Google renderà più facile l’accesso ai nostri dati personali grazie all’azione di una piccona impresa nostrana
Google non sta facilitando il recupero dei dati personali degli utenti di internet e la loro trasmissione ad altri operatori. Si tratta di una violazione dell’articolo 20 del GDPR, sul diritto alla portabilità dei dati, e di un vero e proprio ostacolo alla libera concorrenza. Il 22 marzo 2022, Google Italia ha pubblicato un elenco di impegni volti a facilitare il download e l’esportazione dei dati degli utenti di Internet da un’applicazione di terzi.
La decisione delle autorità italiane ha conseguenze di vasta portata per Google e per gli utenti europei di internet. Nelle parole dei dirigenti di Weople, “le persone devono poter partecipare attivamente con i loro dati al grande gioco dell’economia dei dati multimiliardaria e trarne beneficio. Devono poter agire come soggetti – non come oggetti – e devono essere protetti”.