32 gruppi mediatici europei hanno accusato Google di abusare della sua posizione dominante nel mercato della pubblicità online, chiedendo una multa di 2,1 miliardi di euro. L’azienda respinge le accuse, affermando di lavorare in modo costruttivo con gli editori e di evolvere i suoi strumenti pubblicitari in collaborazione con loro.
Non è una novità che Alphabet, la conglomerata che detiene il gigante della tecnologia Google, faccia i conti con imponenti sanzioni economiche. Questa volta, a sollevare polveroni sono 32 gruppi mediatici europei, che hanno mosso una denuncia contro le pratiche pubblicitarie online di Google, accusandola di abusare della sua posizione dominante nel mercato.
Rappresentati dallo studio legale Geradin Partners and Stek, i media lamentano di aver subito perdite economiche considerevoli a causa della condotta anti-competitiva di Google. “Le aziende del settore dei media avrebbero goduto di entrate pubblicitarie ben più cospicue e di tariffe meno onerose per i servizi pubblicitari online se non fosse stato per l’abuso di posizione dominante da parte di Google”, affermano gli avvocati. Essi sostengono che tali fondi avrebbero potuto essere reinvestiti per consolidare il panorama mediatico europeo.
Il caso si appoggia a precedenti giuridici, tra cui una multa di 220 milioni di euro inflitta a Google dalla Francia per accuse analoghe e un’indagine avviata nel 2022 dall’autorità britannica per la concorrenza (CMA). Gli editori coinvolti provengono da diverse nazioni europee, tra cui Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Ungheria, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Spagna e Svezia, e chiedono un risarcimento di 2,1 miliardi di euro.
Google, dal canto suo, non resta a guardare e definisce la denuncia “speculativa e opportunistica”, affermando il proprio impegno a lavorare in modo costruttivo con gli editori europei. L’azienda afferma che i suoi strumenti pubblicitari sono frutto di una continua collaborazione con i media.
La causa è stata presentata presso un tribunale olandese, scelto per la sua reputazione come giurisdizione chiave per le dispute legate a pratiche anticoncorrenziali in Europa. L’accusa dei media europei segna l’ennesimo capitolo nella lunga storia di contenziosi legali che vedono Google confrontarsi con le autorità di regolamentazione e i gruppi industriali del Vecchio Continente, in una battaglia che mette in luce le tensioni tra le big tech e il settore editoriale europeo.