Dopo anni di sviluppo e sperimentazioni sul campo, l’assistente vocale di Google ha trovato la sua incarnazione “casalinga” nel Google Home, un oggetto di design definito da Big G “l’assistente per la casa”.
Questo piccolo oggetto, assieme ad Alexa di Amazon e all’Homepod di Apple è destinato a portare nelle nostre case un nuovo modo di interagire con le risorse della Rete. Basta tastiere e monitor: da oggi si dialoga con un assistente vocale, si interloquisce, si pongono domande e in cambio si ottengono risposte precise e puntuali, informazioni e notizie su ciò che avviene nel mondo, sul meteo, vengono riprodotti musica e video, impostate sveglie, schedulati appuntamenti e così via.
Non solo uno speaker
Ma cos’è il Google Home? Dal punto di vista hardware l’oggetto è una sorta di speaker multifunzione, con una superficie touch in alto e un microfono estremamente sensibile.
La parte inferiore è occupata interamente da tre speaker, che forniscono un audio corposo e ben equilibrato, gradevole anche quando si decide di ascoltare un po’ di buona musica. La parte superiore touch permette di interagire con alcune funzioni dello speaker, ad esempio si può alzare o abbassare il volume con uno swipe circolare in senso orario o antiorario, oppure silenziare gli speaker tappandoci su con il palmo. Inoltre, sempre sulla parte superiore, sono presenti dei LED colorati che cambiano in base allo stato del Google Home.
Sono fissi arancioni se si disattiva il microfono con il tasto sul retro; si accendono e ruotano se “svegliamo” l’assistente pronunciando “Ok Google” oppure “Ehi Google”; lampeggiano quando riceviamo una risposta o ci assistono nella fase iniziale della configurazione (quando dobbiamo connettere il Google Home alla rete WiFi di casa).
Ecosistema complesso e funzionale
Ma Google Home non è soltanto un gadget capace di rispondere alle nostre domande: è anche lo snodo attraverso cui tutta una serie di altri gadget si possono interfacciare con noi e con la Rete per andare a comporre un ecosistema di prodotti “smart” capace di portare su un nuovo livello la godibilità di casa nostra e la sua protezione.
Al Google Home si interfacciano, infatti, lampadine intelligenti, che potremo accendere, spegnere e modulare in intensità luminosa e colore a nostro piacimento, interruttori e prese capaci di collegarsi tramite WiFi e controllare i consumi, termostati con i quali regolare in modo intelligente la temperatura nelle varie stanze, videocamere di sorveglianza, televisori, purificatori d’aria, forni, aspirapolvere, lavatrici e addirittura pentole a pressione.
Tutto è gestibile tramite semplici comandi vocali, già ora sufficientemente naturali, ma che con l’evolversi della tecnologia di riconoscimento alla base del gadget Google sono destinati in futuro a diventare ancora più colloquiali. Rientrare a casa e poter accendere le luci dicendo “Ehi Google, accendi le luci in soggiorno” oppure svegliarsi e far entrare la luce del sole in stanza semplicemente esclamando “Ehi Google, è mattino: alza le tapparelle della camera da letto” è davvero una comodità senza eguali.
Peccato che, almeno per adesso, Google Home non riesca a interpretare correttamente i comandi composti. Alla richiesta “Ehi Google, accendi la lampada nello studio, regola la luminosità sull’ottanta per cento e riproduci un po’ di jazz” si ottiene, dopo qualche istante di riflessione, la laconica risposta “Mi dispiace, non ti posso aiutare”. Ma è solo questione di tempo prima che gli assistenti vocali possano fare anche questo.