Google ha annunciato nuove commissioni per gli sviluppatori che indirizzano gli utenti al di fuori del Play Store per il sideload delle app, simili alle tasse di Apple per l’App Store.
Nel tentativo di allinearsi al Digital Markets Act (DMA) dell’Unione Europea, entrato in vigore da oggi, Google ha rivelato ieri una serie di modifiche destinate a plasmare il futuro del sideload delle app. Un particolare che aveva lasciato in sospeso riguardava la questione se e quanto Google avrebbe fatto pagare agli sviluppatori per il sideload delle app, bypassando così il Play Store. Adesso, le acque si sono finalmente chiarite: Google ha confermato l’imposizione di nuove tariffe agli sviluppatori, seguendo una strada simile a quella intrapresa da Apple con l’App Store.
Nella sezione di aiuto della Play Console, Google ha dettagliato due nuove tariffe applicabili:
- Una commissione iniziale di acquisizione del 10% sugli acquisti in-app o del 5% sugli abbonamenti per i primi due anni, volta a riconoscere il ruolo di Play nel facilitare l’acquisizione iniziale degli utenti.
- Una commissione per i servizi continuativi del 17% sugli acquisti in-app o del 7% sugli abbonamenti, destinata a coprire i servizi continui forniti da Play, come il controllo parentale, la sicurezza, la prevenzione delle frodi e gli aggiornamenti delle app.
Queste tariffe rappresentano un cambiamento nella politica di Google e sono giustificate dall’azienda con il valore che fornisce all’ecosistema Android. Google sostiene che le tariffe sostenute dal Play Store sono essenziali per finanziare gli investimenti in Android e Google Play, permettendo così la distribuzione gratuita di Android e la fornitura di un’ampia gamma di strumenti e servizi a supporto degli sviluppatori.
Le reazioni a questa nuova politica non si sono fatte attendere. Tim Sweeney, amministratore delegato di Epic, ha espresso il suo dissenso già ieri, prima ancora che i dettagli sulle nuove tariffe fossero divulgati. Sweeney ha criticato Google per ciò che ha definito i suoi “piani malefici”, suggerendo che la politica anti-steering, precedentemente ritenuta illegale, sarà ora sostituita da una nuova tassa di Google sulle transazioni web.
L’approccio adottato da Google, simile a quello di Apple, solleva questioni importanti sul futuro delle transazioni digitali e sulla libertà degli sviluppatori di navigare in un mercato sempre più regolamentato. Mentre l’intenzione di conformarsi al DMA dell’UE è chiara, resta da vedere quale sarà l’impatto complessivo di queste tariffe sull’ecosistema Android e sulla community degli sviluppatori a livello globale.