Google sta rivedendo i suoi accordi commerciali con i produttori di telefoni e altri partner in India e sta apportando una serie di altri cambiamenti nel mercato dell’Asia meridionale per conformarsi alle indicazioni dell’autorità di vigilanza antitrust locale, in un cambiamento importante che potrebbe invitare le autorità di regolamentazione di altri Paesi a dare suggerimenti simili.
Dopo che la Corte Suprema dell’India ha richiesto modifiche entro il giovedì 26 gennaio, Google ha rivisto le sue regole di licenza per Android. L’obiettivo è quello di consentire ai produttori di dispositivi di concedere in licenza le proprie applicazioni per la preinstallazione e la scelta del motore di ricerca predefinito.
Le modifiche arrivano per volere della Commissione per la concorrenza indiana, che lo scorso anno ha multato il gigante della ricerca per 161 milioni di dollari e ha chiesto, attraverso i tribunali, che le regole venissero modificate.
Oltre alle licenze per le app e al motore di ricerca, un’altra regola che Google cambierà è quella di consentire ai consumatori di utilizzare opzioni di pagamento di terze parti per acquistare app e giochi sul Play Store, a partire dal prossimo febbraio.
"L'implementazione di questi cambiamenti in tutto l'ecosistema sarà un processo complesso e richiederà un lavoro significativo da parte nostra e, in molti casi, sforzi significativi da parte di partner, produttori di apparecchiature originali (OEM) e sviluppatori", ha dichiarato mercoledì Google. "Il nostro impegno nei confronti degli utenti indiani e della trasformazione digitale del Paese non si ferma".
Un’altra richiesta dell’antitrust indiano prevede che Google non costringa i produttori di smartphone a inserire le sue app di default nei loro smartphone e che dia agli utenti la possibilità di rimuoverle.
Nonostante stia lavorando alle modifiche e abbia confermato che rispetterà la legge, Google ha dichiarato che sospenderà i suoi ricorsi legali contro la Competition Commission of India. In ogni caso, la sentenza potrebbe costituire un precedente per le autorità di regolamentazione di altri Paesi che cercheranno di richiedere gli stessi cambiamenti.
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