Un’azienda ha utilizzato i dati raccolti dal software di tracciamento “spyware” per ottenere un rimborso dal suo ex dipendente. Una strategia che sta diventando sempre più comune nell’era del cloud e del telelavoro.
Quando Karlee Besse ha portato in tribunale il suo ex datore di lavoro per un licenziamento senza una causa reale e seria, probabilmente non immaginava che sarebbe stata lei l’imputata. Ma è esattamente quello che è successo nella Columbia Britannica, in un caso che riguarda l’informatica e il diritto del lavoro.
La signora Besse lavorava come contabile in telelavoro per un’associazione chiamata Reach CA. Dopo che la ONG ha risolto il suo contratto di lavoro, la dipendente ha denunciato a un tribunale competente di non aver ricevuto alcuna indennità di licenziamento o salario non pagato. Ha quindi chiesto un risarcimento di 5.000 dollari canadesi circa 3500 euro. Sfortunatamente per lei, Reach CA ha fornito una prova inconfutabile della malafede: le statistiche di produttività fornite da TimeCamp, un software di spionaggio o di tracciamento, a seconda del punto di vista.
Azienda installa uno spyware nel PC delle dipendente, poi la accusa di farse dichiarazioni
L’azienda aveva installato questo “bossware“, un tipo di software che aiuta i capi a spiarvi, per monitorare la produttività dei dipendenti, sul portatile della signora Besse. Questo le ha permesso di valutare il lavoro del suo dipendente e di confrontare le fatture presentate dal consulente con le ore effettivamente lavorate, misurate da TimeCamp. Buon per loro. Il programma ha rivelato che “il commercialista ha dichiarato 50 ore che non risultano essere state occupate da compiti professionali”.
La signora Besse ha cercato di negare l’evidenza. Ha messo in dubbio la capacità di TimeCamp di distinguere tra tempo libero e lavoro al computer. Ha inoltre affermato di aver lavorato anche su carta e che questo tempo non è stato conteggiato. Nessuna delle sue argomentazioni ha convinto la corte. È stata colta in flagrante con un software di tracciamento per false dichiarazioni. Con l’avvento del telelavoro, questo tipo di casi è destinato a diventare sempre più comune. Il giudice ha ordinato alla signora Besse di restituire 2.459,89 dollari canadesi circa 1.700 euro a Reach CA.