Se c’è qualcosa che mette in comunicazione il reale con il virtuale, i dati con i servizi, aziende e tecnologia, questo è il cloud computing.
Si tratta di un paradigma di erogazione via internet di servizi tecnologici richiesti da parte di un cliente a un fornitore, il quale mette a disposizione applicazioni e risorse computazionali (CPU, RAM, spazio disco) in remoto sotto forma di nuvola informatica, il cloud appunto, che altro non è che uno spazio virtuale, un data center remoto.
Il cloud computing sostiene l’evoluzione aziendale, contribuisce alla crescita del business ed è un abilitatore dei più svariati scenari tecnologici: servizi come PaaS (Platform as a service) ideale per lo sviluppo, il test, la distribuzione e la gestione di applicazioni software, IaaS (Infrastructure as a service), provider che fornisce al cliente l’intera infrastruttura IT, tra cui server virtuali e SaaS (Software as a service), distribuzione software tramite web, sono indispensabili oggi giorno per avere un’infrastruttura IT aggiornata. IaaS traina la domanda del mercato attuale ed è il primo anello di congiunzione tra il mondo on premise e il cloud. Il futuro strizza l’occhio al PaaS e ai rispettivi applicativi in cloud. Analizzando lo scenario cui si accennava, se vogliamo descrivere il cloud computing in 4 parole chiave, potremmo affermare che è senz’altro innovazione rapida, scalabilità secondo le proprie necessità, accessibilità di costo (il cliente paga solo i servizi utilizzati, risparmia sui costi operativi e ridimensiona le risorse in base alle sue reali esigenze aziendali) e protezione avanzata (indispensabile soprattutto oggi per il remote working e l’accesso massivo a dati virtuali).
Connettività e Sicurezza, Cloud e Protezione
Due tematiche che si intrecciano, che non possono fare l’una a meno dell’altra. Esternalizzare i server aziendali e spostarsi in cloud è possibile, ma porta con sé diverse problematiche legate all’accesso delle informazioni.
Uno dei primi motivi per cui un’azienda è interessata al passaggio dal server fisico al cloud, è sicuramente l’affidamento dei servizi di gestione dell’hardware ai service provider, perché rendono possibile l’erogazione del servizio applicativo supportando qualsiasi esigenza del cliente, evitandogli la manutenzione e continui aggiornamenti manuali dell’infrastruttura.
In Italia il cloud computing è nato su un terreno fertile ma non se ne sente parlare spesso: le connettività sono poco performanti perché il territorio nazionale è uniforme all’infrastruttura Telco che si basa perlopiù su connettività in rame. Solo negli ultimi anni ci stiamo spostando sul cablaggio in fibra.
Quello che è certo, però, è che la pandemia da Covid-19 ha dato una spinta al nostro Paese in fatto di cloud computing per rendere fruibile il remote working con una veloce accessibilità alle informazioni.
Anche l’avvento del 5G darà una spinta maggiore al cloud e sostituirà gradualmente tutte le connettività in rame sarà possibile fruirne ovunque si voglia e le sue prestazioni saranno garantite in termini di banda e di latenza.
Che cosa ci si aspetta dal 5G, quindi?
Un accesso alle informazioni in cloud molto più sostenibile e sicuramente garantito, è avere una sim. Rispetto al 4G infatti, il 5G garantisce basse latenze, essenziali per la fruizione ottimale dei servizi in cloud. Ma la connettività ha bisogno necessariamente di sicurezza perché l’esternalizzazione dei servizi in cloud implica l’esposizione a possibili attacchi hacker, soprattutto se l’accesso al cloud è consentito worldwide.
Guardando ad un futuro non troppo lontano ma attuale, anche se in Italia fatica a sedimentarsi, ci aspettiamo che l’adozione del cloud computing possa portare all’introduzione di tecnologie che supportano la realtà aumentata, l’Intelligenza Artificiale, le smart cities, la Block Chain, l’Industry 4.0 e perfino la 5.0.
E tutto questo è reso possibile da connettività sempre più performanti, reti internet potenti, altissima sicurezza di rete, connettività cablata e connessioni 5G.