Il ministro del Commercio cinese ha chiesto al Giappone di porre fine alle restrizioni relative a chip e apparecchiature per la produzioni a cui ha aderito.
Il ministro del Commercio cinese, Wang Wentao, ha chiesto al Giappone di porre fine alle restrizioni sulle esportazioni di semiconduttori e di apparecchiature per la produzione di chip. A suo avviso, le sanzioni potrebbero finire per danneggiare le relazioni economiche e commerciali tra i due Paesi. In una dichiarazione ufficiale rilasciata al pubblico, il Ministero del Commercio cinese ha anche aggiunto che la Cina è “fortemente insoddisfatta” della decisione del Giappone in quanto le sanzioni violano i trattati economici internazionali; Pechino ha invitato i giapponesi a correggere la loro percezione della Cina.
Infine, ha anche affermato che il Paese è disposto a lavorare con il Giappone in modo che entrambi raggiungano un alto livello di cooperazione nelle principali aree economiche e commerciali.
Commentando la questione, senza però nominare la Cina, il Giappone ha affermato che i suoi controlli sulle esportazioni servono a “contribuire alla pace e alla stabilità internazionale”. Al pari dei Paesi Bassi, il Giappone dovrebbe continuare a porre il veto alla vendita di apparecchiature che potrebbero essere utilizzate per la produzione di chip di nuova generazione in Cina. La misura è stata proposta dopo le pressioni degli Stati Uniti a partire dal mese di gennaio di quest’anno con un inasprimento delle misure nel mese di marzo, imponendo alle aziende di ricevere una licenza prima di vendere prodotti alla Cina, similmente a quanto avviene negli Stati Uniti.
Come risposta all’aggravarsi delle restrizioni, la Cina ha vietato la vendita di chip Micron per motivi di sicurezza. Per il momento, gli Stati Uniti non hanno ancora rilasciato una dichiarazione ufficiale riguardo la questione, ma i membri del Congresso del Paese auspicano una risposta dura contro Pechino.