Il Giappone ha imposto restrizioni per l’industria cinese dei chip allineandosi con gli Stati Uniti ma mantiene una posizione più cauta temendo ritorsioni.
Il governo giapponese ha emanato nuove norme che limitano l’esportazione di macchine che possono essere utilizzate per produrre chip in Cina. La misura fa seguito a un accordo congiunto con il governo statunitense e limita la vendita di 23 apparecchiature.
Tuttavia, fonti di Tokyo affermano che il governo giapponese non è affatto soddisfatto delle pressioni statunitensi. Il Giappone non ha nominato la Cina nei suoi documenti e ha emesso sanzioni generiche per non avere problemi con Pechino. Durante l’annuncio delle restrizioni, il Ministero dell’Industria giapponese ha sostenuto che le nuove restrizioni riguardano 160 Paesi e non solo la Cina.
A tal proposito, un funzionario del governo giapponese ha riferito a Reuters che c’è della preoccupazione in merito al fatto che l’atteggiamento degli Stati Unita possa provocare ulteriormente Pechino. Inoltre ha aggiunto “Proviamo uno strano disagio per come gli Stati Uniti stanno facendo questo. Non c’è bisogno di identificare il paese, tutto ciò che devi fare è controllare l’articolo” ed ha poi aggiunto che il Giappone non può sanzionare i Paesi a meno che non siano coinvolti in un conflitto.
Gli analisti di mercato ritengono che la cautela del Giappone sia legata al timore di ritorsioni da parte della Cina, come il divieto di fornitura di terre rare o addirittura il veto all’importazione di automobili giapponesi.
Questo spiega anche perché le sanzioni di Tokyo non adottano il “principio della presunzione di rifiuto”, richiesto dagli Stati Uniti. In altre parole, il Giappone continuerà a esportare attrezzature ogni volta che sarà possibile e questo è stato confermato da due produttori di attrezzature. Per loro, le nuove sanzioni avranno un impatto “limitato”.
Sebbene dunque Tokyo e Washington condividano le preoccupazioni per la spinta della Cina verso tecnologie avanzate ed abbiano scelto di imporre delle limitazioni al fine di “ridurre i rischi”, l’approccio appare ben differente.
Le differenze nei controlli delle apparecchiature per la produzione di chip potrebbero però mettere alla prova l’unità di intenti. Un funzionario del Dipartimento del Commercio statunitense ha confermato che è necessario un maggiore allineamento tra Stati Uniti, Giappone e Paesi Bassi, che si sono allineati di recente e le cui disposizioni entreranno in vigore a partire dal prossimo 1° settembre.
Dall’altra parte, gli Usa prevedono in futuro un ulteriore inasprimento delle sanzioni. Pechino non è stata certo a guardare fin ora, ed ha applicato le sue contro misure. Inoltre non ha mancato di esortare i Paesi a porre fine alle restrizioni, primo fra tutti proprio il Giappone.