Il Comitato europeo per la protezione dei dati istituisce una task force su ChatGPT dopo il provvedimento di limitazione provvisoria del Garante per la protezione dei dati personali.

Il Garante della privacy ha recentemente parlato ai creatori di ChatGPT affinché il chatbot possa tornare a funzionare in Italia, a patto che siano rispettate una serie di regole entro la data del 30 aprile. Nel frattempo, l’EPDB (Comitato europeo per la protezione dei dati) ha deciso di istituire una task force su ChatGPT dopo il provvedimento di limitazione provvisoria adottato dal Garante per la protezione dei dati personali lo scorso 30 marzo.

La task force si propone di promuovere la cooperazione e lo scambio di informazioni riguardanti eventuali iniziative per l’applicazione del Regolamento europeo condotte dalle Autorità di protezione dati. L’obiettivo è quello di trovare una direttiva comune e un dialogo che vanifichi le iniziative dei singoli a favore di una maggiore cooperazione a livello europeo.

OpenAI, la società statunitense che gestisce ChatGPT, ha reagito alla situazione offrendo ricompense fino a 20.000 dollari per coloro che collaboreranno nella ricerca di bug ed errori nel chatbot.

L’EPDB ha pubblicato l’annuncio sulla propria piattaforma. Nel frattempo, i creatori di ChatGPT stanno lavorando per rispettare le regole e le normative in materia di protezione dei dati personali. È importante sottolineare che il rispetto del Regolamento europeo per la protezione dei dati personali (GDPR) è una priorità per le società che lavorano nell’ambito della tecnologia e dell’intelligenza artificiale. 

In generale, l’EPDB è l’organo di coordinamento delle autorità di protezione dei dati personali delle nazioni europee. Lo scopo della task force è quello di trovare una soluzione condivisa per ChatGPT, tutelando la privacy e la sicurezza dei dati degli utenti. In attesa di rispettare le nuove regole e le normative previste del GDPR, ChatGPT non sarà accessibile in Italia. 

La task force europea istituita dall’EPDB rappresenta un passo importante per la tutela dei diritti e della privacy degli utenti, soprattutto in un contesto in cui l’uso di tecnologie come l’intelligenza artificiale è sempre più diffuso e rilevante. Resta da valutare come evolverà la situazione in futuro e quali saranno le conseguenze a livello mondiale della decisione del Garante per la protezione dei dati personali italiano.

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