OpenAI, la società che si occupa dello sviluppo di intelligenza artificiale, sta attualmente discutendo con il Garante per la protezione dei dati personali in una videoconferenza in merito alla questione del trattamento dei dati degli utenti italiani sulla piattaforma ChatGPT. Il Garante aveva precedentemente richiesto a OpenAI di bloccare l’accesso al chatbot dall’Italia fino a quando non si fosse messa in regola con la normativa sulla privacy italiana ed europea.
OpenAI si è detta da subito disponibile a collaborare al fine di trovare una soluzione condivisa. L’incontro di oggi discuterà delle misure da adottare per garantire la piena conformità alle normative.
Il Garante privacy ha disposto il blocco dell’accesso a ChatGPT dall’Italia a causa della mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI. Inoltre, l’autorità ha evidenziato l’assenza di qualsiasi tipo di verifica dell’età per impedire l’accesso alla piattaforma da parte di minori che potrebbero essere potenzialmente esposti a risposte inadeguate “rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza”.
OpenAI, che non ha una sede nell’Unione Europea ma ha designato un rappresentante nel SEC (Spazio Economico Europeo), aveva 20 giorni di tempo per comunicare le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto dal Garante, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.
L’Italia è stato il primo Paese a bloccare l’accesso a ChatGPT per questioni legate al trattamento dei dati, ma altri Paesi potrebbero seguire l’esempio. In Germania, ad esempio, il commissario per la protezione dei dati ha affermato che tale azione è possibile anche in Germania. Anche la Francia e l’Irlanda stanno esaminando la questione.
L’incontro di oggi rappresenta un passo importante per giungere a una soluzione condivisa in grado di tutelare i diritti dei cittadini italiani e garantire la piena conformità alle normative sulla privacy italiane ed europee da parte di OpenAI.