ChatGPT: l’aumento del consumo d’acqua da parte dei data center di Microsoft sottolinea l’urgente necessità di equilibrio tra tecnologia e sostenibilità.
L’ascesa di ChatGPT di OpenAI ha trasformato il modo in cui percepiamo l’intelligenza artificiale (IA). La sua interfaccia semplice e intuitiva ha catturato l’immaginazione degli utenti, sfidando colossi tecnologici come Google e Microsoft a evolvere e adottare soluzioni simili. Tuttavia, la sofisticatezza tecnologica viene spesso ad un prezzo nascosto: l’impatto ambientale.
Mentre l’accessibilità all’IA cresce, con ChatGPT disponibile persino come app Android, la potenza dietro questa tecnologia rimane immensa. Ad esempio, l’addestramento di modelli linguistici come GPT3.5 richiede risorse monumentali, sia in termini di potenza di calcolo che di consumi energetici. E con l’energia viene il calore, un sottoprodotto che richiede metodi di raffreddamento, spesso basati sull’utilizzo massiccio d’acqua.
Microsoft, che ha investito miliardi in OpenAI, offre una chiara dimostrazione di questo. Per addestrare modelli come GPT4, la società ha utilizzato un supercomputer con 285.000 core di semiconduttori e 10.000 processori grafici. Queste strutture, pur essendo fondamentali per l’IA, generano quantità ingenti di calore.
Da un recente rapporto di Fortune, emerge un dato sorprendente: tra il 2021 e il 2022, l’uso dell’acqua da parte di Microsoft per i suoi data center è aumentato del 34%, arrivando a circa 6,5 miliardi di litri. Questo è l’equivalente di 2.500 piscine olimpioniche. Un dato che pone seri interrogativi sull’impatto ambientale delle crescenti esigenze di raffreddamento dei data center.
Il rapporto sottolinea ulteriormente che, in determinate circostanze, l’acqua dei fiumi locali è stata utilizzata per raffreddare i data center. Ciò solleva preoccupazioni legittime tra le comunità locali, che vedono le loro risorse idriche sfruttate da grandi aziende multinazionali. Nonostante gli enormi contributi fiscali che aziende come Microsoft apportano alle economie locali, c’è una crescente resistenza alla all’impronta idrica delle multinazionali.
Alcune stime suggeriscono che, per ogni serie di domande rivolte a OpenAI, vengono consumati fino a 500 ml d’acqua. Questo consumo varia in base alla localizzazione del data center e alle temperature ambientali, ma la cifra rimane allarmante.
È chiaro che la tecnologia sta avanzando a un ritmo vertiginoso. Tuttavia, come società, dobbiamo bilanciare i benefici della tecnologia con il suo impatto sull’ambiente. La promessa di Microsoft di diventare carbon negative e water positive entro il 2030 è lodevole, ma sottolinea anche la scala del problema.