La Commissione Europea ha aperto 5 indagini per non conformità al Digital Markets Act (DMA) contro le Big Tech: Google, Meta e Apple. L’obiettivo è verificare se i giganti tecnologici stiano rispettando le nuove regole del mercato digitale europeo.
La Commissione europea sta aprendo cinque indagini di non conformità sulle Big Tech Apple, Google e Meta che non stanno rispettando le nuove norme antitrust del Digital Markets Act (DMA), ha annunciato oggi l’autorità di regolamentazione. “Sospettiamo che le soluzioni proposte dalle tre aziende non siano pienamente conformi al DMA”, ha dichiarato in un comunicato Margrethe Vestager, responsabile antitrust dell’UE. “Ora indagheremo sulla conformità delle società al DMA, per garantire mercati digitali aperti e contendibili in Europa”.
In particolare, la Commissione intende indagare sulle regole anti-steering di Google e Apple nei loro app store e se Google sia colpevole di auto-preferire i propri servizi all’interno del suo motore di ricerca. Anche la schermata di scelta del browser di Apple per iOS è oggetto di indagine, così come il “modello pay or consent“ di Meta per il targeting degli annunci. In una conferenza stampa, la Commissione ha dichiarato che intende concludere le indagini entro i prossimi 12 mesi.
Inoltre, l’autorità di regolamentazione dell’UE sta esaminando anche la struttura delle tariffe annunciata da Apple per la distribuzione di app al di fuori dell’App Store, nonché se Amazon si auto-preferenzia per i propri prodotti sul suo store. La Commissione ha inoltre annunciato che a Meta sono stati concessi altri sei mesi per rendere Messenger interoperabile con altri servizi di messaggistica.
“Non siamo convinti che le soluzioni adottate da Alphabet, Apple e Meta rispettino i loro obblighi per uno spazio digitale più equo e aperto per i cittadini e le imprese europee”, ha dichiarato il commissario europeo Thierry Breton in un comunicato. “Se la nostra indagine dovesse concludere che non c’è piena conformità con la DMA, i gatekeeper potrebbero incorrere in pesanti multe”.
A seguito dell’indagine, la Commissione comunicherà a ciascun gatekeeper le azioni da intraprendere per risolvere i problemi e le misure che l’autorità di regolamentazione intende adottare. Se la Commissione scoprirà che non sono in regola, potrà comminare a ciascuna azienda una multa fino al 10% del loro fatturato globale annuo ai sensi della DMA, o addirittura fino al 20% in caso di “violazione ripetuta”.
All’inizio di questo mese, le sei principali aziende tecnologiche designate come gatekeeper ai sensi della DMA hanno dovuto iniziare a conformarsi alle sue regole. Tra queste, l’obbligo di dare ai clienti la possibilità di cambiare le app predefinite e di disinstallare le applicazioni preinstallate dal gatekeeper, il divieto di classificare i servizi di prima parte di un gatekeeper più in alto rispetto ai rivali e l’autorizzazione di app store di terze parti.
Il capo dell’antitrust dell’UE, Margrethe Vestager, aveva precedentemente dichiarato a Reuters che la Commissione avrebbe esaminato più da vicino il modo in cui Apple si sta conformando al regolamento, temendo che possa “di fatto non rendere in alcun modo interessante l’utilizzo dei vantaggi del DMA”.
L’annuncio fa seguito alle aspre critiche sul modo in cui Apple, in particolare, si sta conformando al Digital Markets Act. Sebbene l’azienda stia consentendo la presenza di app store alternativi su iOS, come richiesto dalle nuove regole, lo sta facendo con una nuova struttura tariffaria che, secondo i suoi critici, dissuaderà gli sviluppatori dal distribuire app al di fuori dell’App Store di Apple. Spotify ha definito la conformità di Apple “una farsa completa e totale”, mentre Tim Sweeney, CEO di Epic, ha definito le modifiche “un nuovo caso di conformità dannosa”.
Anche il modello “pay or consent” di Meta è stato oggetto di lamentele da parte di vari organi di controllo dell’UE. L’anno scorso ha lanciato un nuovo livello a pagamento per Facebook e Instagram nell’UE, che consente agli utenti di pagare 9,99 euro al mese per utilizzare ciascun servizio senza pubblicità. L’abbonamento è stato concepito come un modo per ottenere il consenso degli utenti alla raccolta dei loro dati se decidono di non pagare, ma la Commissione è preoccupata per la “scelta binaria” che Meta sta offrendo. La settimana scorsa Meta ha dichiarato di aver offerto di ridurre il prezzo mensile dell’accesso senza pubblicità a 5,99 euro al mese per tranquillizzare le autorità di regolamentazione.