Avatar: La via dell’acqua (Avatar 2) non è stato ufficialmente distribuito in Russia, ma i cinema del paese hanno ottenuto una copia pirata e stanno proiettando il film nelle sale senza licenza.
Avatar: La via dell’acqua è stato un successo nei cinema fin dalla sua uscita il 14 dicembre 2022. Il secondo film della saga di James Cameron potrebbe battere alcuni record di presenze e di incassi se continuerà su questa strada, ma non potrà contare sul mercato russo per raggiungere i suoi obiettivi.
Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, i principali studi cinematografici statunitensi hanno deciso di non distribuire i loro film nei cinema russi, una decisione che ha danneggiato gravemente gli operatori cinematografici del Paese e che potrebbe addirittura distruggere l’industria cinematografica russa, secondo l’associazione dei proprietari di cinema.
Ma alcuni cinema hanno deciso di aggirare le restrizioni ricorrendo alla pirateria e offrendo al pubblico le proiezioni di Avatar: La via dell’acqua. Il film viene distribuito illegalmente su alcune piattaforme di download o torrent in formato Digital Cinema Packages (DCP), quindi adatto alla proiezione nelle sale cinematografiche, e con sottotitoli in russo.
Alcuni cinema sono persino riusciti a ottenere copie di alta qualità del film da Paesi vicini e alleati come il Kazakistan. Diversi grandi gruppi si rifiutano attualmente di proiettare Avatar 2 in questo modo e hanno persino firmato un accordo per non proiettare il film nei loro cinema almeno fino al 13 gennaio 2022.
Nel frattempo, gli operatori stanno facendo pressione sul governo russo per trovare una soluzione. Una proposta di legge potrebbe presto consentire ai cinema di proiettare film senza licenza, senza temere ripercussioni legali.
Un’altra soluzione trovata da alcuni cinema è stata quella di offrire anteprime gratuite di Avatar 2 come cortometraggio russo di 17 minuti. Se vengono beccati galla giustizia, potranno sostenere di non aver guadagnato nulla dalla proiezione illegale del film, in quanto il pubblico stava teoricamente pagando per un’altra opera.