Il 6G è già in fase di sviluppo in alcuni laboratori del mondo, come i Bell Labs di Nokia e il progetto europeo Hexa-X (che coinvolge TIM, il Politecnico di Torino e l’Università di Pisa), ma anche un ampio gruppo di lavoro cinese formato da diversi dipartimenti governativi e 37 università, istituti di ricerca e aziende locali.
Rispetto alle esperienze precedenti, il 6G dovrebbe essere lanciato nel 2030 e promette di raggiungere una velocità massima di 1 Tbps. È improbabile che questo limite venga raggiunto perché le larghezze di banda disponibili per l’uso sono limitate e distribuite su diverse bande, sottolineano gli esperti di IDTechEX.
Vale la pena notare che l’onda 5G sembra essere ancora in fase sperimentale. Dopotutto, attualmente viene chiamato 5G NSA (non autonomo) proprio perché si basa in gran parte sulle reti 4G. Solo nei prossimi anni il 5G SA inizierà a diffondersi su larga scala.
Un recente prototipo di trasmettitore phase array in banda D di Samsung raggiunge un massimo di 120 metri di copertura e una velocità di circa 2,3 Gbps. Quelli che sono riusciti a raggiungere velocità più elevate non sono andati oltre distanze aeree di pochi centimetri.
Una delle sfide per il 6G è quindi lo sviluppo di semiconduttori appropriati in grado di ridurre la perdita di trasmissione e anche una nuova strategia di packaging che integri i componenti a radiofrequenza con le antenne. È in fase di studio anche la creazione di un ambiente elettromagnetico eterogeneo e intelligente utilizzando un’ampia gamma di tecnologie, come le superfici intelligenti riconfigurabili (RIS) o i nuovi ripetitori. Infine, è interessante ricordare che lo stesso machine learning sarà utilizzato per la progettazione e l’ottimizzazione dell’interfaccia radio 6G.
Secondo gli esperti, il 6G dovrebbe consentire di collegare la dimensione fisica con quella digitale in modo ancora più stretto di oggi, combinando l’ubiquitous computing e l’applicazione dell’intelligenza artificiale. In breve, la prospettiva è che le apparecchiature fisiche possano comunicare a velocità e latenze molto più elevate rispetto anche al miglior 5G standalone.
Il 5G si basa sulle bande sub-6 GHz (3,5-6 GHz) e a onde millimetriche (mmWave, 24-100 GHz). Il 6G, invece, migliorerà le sue prestazioni grazie all’utilizzo delle bande di frequenza 7-20 GHz per le celle urbane dotate di tecnologia MIMO (Multiple Input Multiple Output), della banda W (sopra i 75 – 110 GHz), della banda D (da 110 GHz a 175 GHz), delle bande tra 275 GHz e 300 GHz e della banda THz (0,3-10 THz) per una velocità massima di 100 Gbps.
Entrando nello specifico, ricordiamo che tra i 7 e i 20 GHz si gioca la partita delle applicazioni mobile più pervasive e della copertura in movimento. Mentre le bande W e D saranno essenziali per i servizi di accesso a banda ultra larga e le reti Xhaul (ad esempio fronthaul e backhaul).