Google amplia i sistemi di rilevamento delle inondazioni e degli incendi alimentati dall’intelligenza artificiale per aiutare ad affrontare la crisi climatica

Google negli ultimi anni ha utilizzato l’intelligenza artificiale per sviluppare un sistema in grado di prevedere le inondazioni ed ha anche lavorato su strumenti di rilevamento degli incendi. L’azienda ha annunciato l’ampliamento di questi strumenti ed ha dichiarato che offrirà previsioni sulle inondazioni per i bacini fluviali di altri 18 Paesi: Brasile, Colombia, Sri Lanka, Burkina Faso, Camerun, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Costa d’Avorio, Ghana, Guinea, Malawi, Nigeria, Sierra Leone, Angola, Sud Sudan, Namibia, Liberia e Sud Africa. In precedenza aveva offerto avvisi di alluvione agli utenti dell’India e del Bangladesh con avvisi sui dispositivi Android e sugli smartphone con l’app Google Search installata.

Google sta rendendo disponibile in tutto il mondo uno strumento chiamato Flood Hub che visualizza le previsioni di inondazioni su una mappa e mostra quando e dove potrebbero verificarsi con dei puntini colorati. L’azienda spera che lo strumento aiuti le persone che sono direttamente a rischio di inondazioni e che aiuti le organizzazioni e i governi a mobilitare le loro risposte.

L’espansione della copertura è possibile grazie alle scoperte nei modelli di previsione delle inondazioni basati sull’intelligenza artificiale.

Per quanto riguarda gli incendi, Matias ha scritto sul blog che Google rileva “i confini degli incendi utilizzando nuovi modelli AI basati su immagini satellitari e [mostra] la loro posizione in tempo reale in Search e Maps“. L’azienda utilizza anche i dati della National Oceanic and Atmospheric Administration e dei satelliti della NASA per il rilevamento degli incendi.

Matias ha anche accennato ad altre attività che Google e la società madre Alphabet stanno svolgendo per mitigare il cambiamento climatico, come ad esempio un sistema alimentato dall’intelligenza artificiale per rendere più efficienti i semafori e ridurre l’inquinamento causato dalle auto inattive.

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Carolina Napolano
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