Il compressore è tra gli strumenti più utilizzati nella produzione audio e non se ne può fare a meno. Si parla spesso di suono troppo compresso, oppure schiacciato. Ma cosa succede veramente quando si applica un compressore ad una traccia audio? Come ausilio alla spiegazione dei vari parametri di compressione, useremo il compressore di MAGIX Music Maker, il software per la produzione audio che abbiamo già recensito qui su questo sito.

Se facciamo podcast dovremo usarlo, insieme all’equalizzatore, per dare una qualità più radiofonica alla nostra voce. Il compressore è un processore di dinamica, quindi interviene sulle differenze di intensità tra il volume più alto e quello più basso all’interno di una stessa porzione di audio.

Quali sono i suoi parametri e come si impostano? Per chi è alle prime armi, può risultare difficile capire cosa sono i vari comandi di threshold, attack, release, ratio… quindi prima facciamo un po’ di chiarezza, magari usando le orecchie :-). Non c’è niente di male ad usare qualche preset di fabbrica, però è bene sapere come modificarlo per renderlo ancora più adatto alle nostre esigenze.

MAGIX Music Maker – Arranger e Mixer

ASCOLTARE LA COMPRESSIONE

Facciamo l’esempio più banale di tutti. State guardando un bel film alla televisione, quando ad un certo punto arriva lo stacco della pubblicità. Il più delle volte, il volume della pubblicità è talmente alto rispetto al programma, che impugniamo il telecomando e lo abbassiamo di livello. Quando ricomincia il film, dobbiamo alzare di nuovo il volume (ovvero l’intensità) del suono. Che è successo? Le pubblicità vengono trasmesse ad un volume più alto? No, non sarebbe possibile: per legge il livello del sonoro deve rientrare entro certi parametri, in termini di intensità, per tutta la programmazione. Generalmente, questo livello è mantenuto sempre vicino al massimo consentito.

E allora perché percepiamo un volume volume più alto? Ciò avviene perché le pubblicità vengono compresse al massimo, aumentando così il livello di volume percepito, in modo che possano essere udibili anche se vi alzate e andate in cucina a prepararvi i popcorn. Ecco cosa fa la compressione. Innalza il livello del volume percepito, restringendo il range dinamico, ovvero la distanza tra il suono più debole e quello più intenso.

Un esempio: le orchestre sinfoniche hanno una dinamica molto ampia, i brani di Beyoncé, invece, molto meno. Alcuni dischi prodotti all’inizio del 2000 (mi vengono in mentre i Green Day o i Chili Peppers) riducevano la dinamica “schiacciando” il suono quanto più possibile. Il risultato: il brano è udibile anche a volumi poco intensi e ha molto impatto in termini di “energia”. In alcuni casi questo “schiacciamento” è ricercato anche a livello di produzione artistica, ovvero una particolare ricerca di un sound.

Ma, come per tutti i campi artistici, anche le tecniche di produzione audio risentono di cambiamenti dovuti a personaggi influenti, mode, dettami dell’industria musicale, conquiste in campo tecnico e molti altri fattori. Al di là degli intenti di tipo artistico, la compressione rappresenta un ausilio indispensabile per donare alla voce la caratteristica “qualità radiofonica”.

In molti casi, per le produzioni dove c’è una compresenza di voce e musica, la compressione viene utilizzata per creare il cosiddetto “ducking effect”: ogni volta che lo speaker parla, la musica viene compressa e, in questo caso, si abbassa di livello. Lo scopo è far risaltare sempre la voce, senza bisogno di dover agire manualmente sul volume e mantenendo così un’emissione a volume costante. 

I PARAMETRI DEL COMPRESSORE

Ecco qui sotto la schermata del compressore del software MAGIX. Come vedete sono presente alcuni controlli, che sono simili in tutti i compressori audio. All’inizio, si può sperimentare con i preset di fabbrica. Una volta acquisito orecchio ed esperienza, si può provare a modificare i valori dei diversi controlli per una soluzione personalizzata e ottimale.

Compressore MAGIX Music Maker 

Soglia (Threshold): qui può essere impostata la soglia (di intensità) di impiego, al di sopra e al di sotto della quale viene applicata la compressione.

Ratio: questo parametro controlla l’intensità della compressione. Nel compressore di MAGIX, viene semplicemente rappresentato come un valore da 0.5 a 5.0. In realtà valore della ratio si chiama così perché è l’espressione della relazione (ad esempio 2:1, oppure 4:1) tra l’intensità originale e quella processata (compressa). Più è alto il valore a della ratio, più la compressione è intensa.

Attack: qui può essere impostato il tempo in cui l’algoritmo reagisce al livello crescente. Brevi tempi di attacco possono generare un sound “pompante”, in quanto il volume viene ridotto e alzato rapidamente. Un attacco breve può essere usato per strumenti a percussione, mentre per la voce è meglio scegliere una compressione più morbida.

Release: qui può essere impostato il tempo in cui l’algoritmo reagisce al livelli di caduta, letteralmente, tempo di rilascio.

NOTA: I controlli di Attack e Release dovrebbero essere impostati in modo da rendere inudibile l’attacco e il rilascio del compressore. Questo dipende dalla struttura del segnale. 

Gain: il regolatore del gain rafforza il segnale compresso. In generale, bisogna tirare su il gain (guadagno) in relazione alla perdita di intensità del segnale dovuta alla compressione.

A/B: se hai selezionato un’impostazione predefinita per l’effetto e l’hai elaborato in seguito manualmente, puoi confrontare il suono predefinito originale con la nuova impostazione mediante il controllo A/B.

Compressione morbida sulla stereo bus. Notate, sulla destra, i due meter. Il primo, quello con la R in basso, si riferisce alla Gain Reduction, ovvero la riduzione del guadagno, che si dovrà compensare con il controllo di Gain (in basso a destra) per far sì che IN e OUT siano allo stesso livello (meter a destra)

Un altro parametro presente sui compressori è il selettore Peak/RMS.

PEAK: Si riferisce alla modalità picco, ovvero: il compressore agisce sui picchi di segnale.

RMS: (Root Mean Square): il compressore agisce sul livello medio dell’intensità del segnale. RMS significa radice quadrata della media (tra due valori al quadrato). Nel caso dell’audio, il segnale medio corrisponde all’intensità di picco moltiplicata per 0.707.

KNEE: Si può selezionare tra “soft” e “hard”. Esprime quanto gradualmente il compressore inizia ad operare, una volta azionato.

SETTAGGI PER LA COMPRESSIONE DELLA VOCE

Sia che trasmettiate in diretta, sia che lavoriate in post produzione, l’aggiunta di un compressore potrà ridurre le differenze di volume del parlato, rendendo quindi la voce più omogenea e “presente” all’ascolto.

Vediamo qui di seguito alcuni parametri dai quali potrete iniziare a sperimentare, ricordando che stiamo parlando di voce.

SOGLIA (THRESHOLD): Potete iniziare da un settaggio compreso tra -15 e -10dB, a seconda che il livello iniziale sia più o meno intenso.

RATIO: Un buon punto di partenza è una ratio di 3:1. Insieme alla “soglia”, sono i due parametri principali del compressore, quindi dovrete concentrare le vostre “prove” nel bilanciamento tra questi due valori.

ATTACK: Provate a regolarlo intorno ai 10ms, che rappresenta un tempo di reazione medio adatto alla voce.

RELEASE: Un punto di partenza può essere intorno al 180-190ms.

GAIN: Nel migliore dei mondi possibili, dovreste essere in grado di “tirare su” questo controllo in base al valore di riduzione del gain (per bilanciarlo). In realtà, dovrete sempre fare i conti con valori operativi (operating levels) compresi tra i -6 e i -12dB, per evitare distorsione digitale. Azionate il gain fino a rientrare in questi livelli, non necessariamente in base al valore di riduzione del guadagno causata dal compressore.

A seconda del plug in che utilizzate, i preset dai quali partire sono normalmente denominati “speech“. Una volta azionato il compressore, controllate che non alteri troppo la qualità dell’audio. La riduzione del guadagno deve essere limitata, e comunque mai costantenel senso che il compressore non deve necessariamente essere troppo in funzione. Se ciò accade, o avete impostato una soglia troppo bassa o dovete intervenire sul livello operativo del segnale.

Il compressore vi risulterà particolarmente utile durante le interviste, in quanto non tutti sono abituati a parlare davanti al microfono. Aiuterà a limitare le differenze di volume dovute agli spostamenti rispetto al diaframma, come anche i picchi di segnale dovuti a risate o altro.

Menzione particolare merita il LIMITER, ovvero un tipo di compressore (anche se fondamentalmente è diverso nel fine) che mantiene il segnale, a prescindere dalla suo livello, al di sotto di una certa soglia (espressa in dB). Ovviamente, serve a far sì che possiate evitare indesiderati clipping del segnale.

CONCLUSIONI

Il compressore è probabilmente il processore di dinamica audio più difficile da usare, in quanto c’è bisogno di un orecchio allenato per ascoltare le differenze tra i settaggi e quindi usarlo al meglio. Il modo migliore per fare pratica è provare ad applicarlo a livelli estremi, per poi a poco a poco smussare le asperità e poi comparare il risultato del suono compresso con quello originale.

Sperimentare con i preset è utile all’inizio, ma poi è bene cercare di modificare i parametri per adattarli alle esigenze della nostra voce e dei podcast che produciamo.

Per le immagini, è stato usato il software Music Maker, scaricabile sul sito della MAGIX a questo link. Se vi interessa saperne di più su questo software completo per la produzione audio, vi invitiamo a visitare le nostre recensioni qui e qui.

 

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Elisabetta Carosi
Blogger, fonico, formatrice. Mi piace raccontare il mondo della tecnologia e del suono. Fan della psicoacustica e dei cavi XLR.