Poste Italiane potrebbe fermare il servizio postale universale entro il 2026, a causa della digitalizzazione e dei costi crescenti per lettere e raccomandate.

Durante un’audizione in Commissione Trasporti, l’amministratore delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante, ha rivelato una notizia che potrebbe cambiare drasticamente il futuro del servizio postale in Italia. Dal 2026, Poste potrebbe smettere di fornire il servizio postale universale, ovvero la gestione di lettere, raccomandate e bollettini, una funzione storica ma ormai poco redditizia per l’azienda. Del Fante ha sottolineato che per oltre dieci anni, Poste Italiane è stata sottocompensata per svolgere questo compito, ricevendo solo una parte dei fondi necessari a coprire i costi sostenuti.

Il servizio universale, richiesto dall’Unione Europea, impone che determinati servizi essenziali siano accessibili a tutti i cittadini, a prescindere dalla loro ubicazione o condizione economica, e che vengano offerti a prezzi ragionevoli e con standard minimi di qualità. In Italia, Poste Italiane ha l’obbligo di garantire la consegna di invii postali fino a 2 kg, pacchi fino a 20 kg, oltre a raccomandate e invii assicurati su tutto il territorio nazionale.

Il contratto tra Poste e lo Stato scadrà alla fine del 2024, ma è prevista una proroga di 16 mesi, fino al 30 aprile 2026. Tuttavia, Del Fante ha chiarito che, se non ci saranno cambiamenti, Poste potrebbe non essere interessata a rinnovare l’accordo.

La motivazione dietro questa possibile decisione è chiara: la posta tradizionale ha perso quasi del tutto la sua rilevanza. Oggi, solo il 5% delle operazioni svolte da Poste Italiane riguarda il servizio universale, mentre il 95% delle attività si concentra su settori come servizi finanziari e logistica. Con l’avanzare della digitalizzazione, l’uso della corrispondenza cartacea è in forte declino, rendendo sempre meno conveniente continuare a offrire questo servizio.

Nel 2026, quando scadrà la concessione, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy potrebbe dover indire una gara per trovare un nuovo gestore del servizio universale. Considerando la scarsa redditività del servizio, è probabile che nessun operatore si mostri interessato. Lo scenario ricorda quanto accaduto in Danimarca, che nel 2024 ha abolito il servizio postale universale a causa dei costi insostenibili, dopo aver visto una riduzione del 90% degli invii cartacei dal 2000.

In Italia, la battuta che “le Poste facciano tutto tranne che spedire lettere” potrebbe presto trasformarsi in realtà. Del Fante ha ribadito che mantenere il servizio postale universale non è più economicamente sostenibile, vista la continua diminuzione della corrispondenza tradizionale. Nonostante ciò, Poste Italiane continua a crescere in altri settori, con ricavi che nel 2023 hanno raggiunto 12 miliardi di euro, segnando un aumento del 2% rispetto al 2017, e utili netti in crescita del 19%, per un totale di 1,9 miliardi di euro.

La sfida ora passa al Governo, che dovrà decidere se aumentare i fondi destinati a Poste Italiane o cercare un nuovo gestore per il servizio postale tradizionale.

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