La Commissione europea ha iniziato una rigorosa indagine su X (ex Twitter), esplorando le pratiche di moderazione dei contenuti e di gestione delle fake news, sottolineando le esigenze di compliance e trasparenza ai sensi del Digital Services Act recentemente introdotto.

Il contesto digitale si trova nuovamente al centro di un vivace dibattito normativo e etico, questa volta con X (ex Twitter), che si trova sotto i riflettori dell’Unione Europea (UE) a causa di problematiche relative alla moderazione dei contenuti e alla gestione delle fake news, soprattutto in relazione al recente conflitto tra Israele e Hamas. L’indagine, riportata dal Financial Times e iniziata a seguito di una lettera “urgente” del commissario europeo Thierry Breton indirizzata al proprietario di X, Elon Musk, segna un momento cruciale in quanto rappresenta la prima indagine formale nell’ambito del Digital Services Act (DSA).

Le imposizioni del DSA, attuato nel 2022, sono chiare: le piattaforme social operanti in Europa sono obbligate a moderare e rimuovere proattivamente i contenuti illegali, con il rischio di incorrere in severe sanzioni economiche in caso di mancata conformità. Per X, queste sanzioni potrebbero rappresentare fino al “5% del fatturato globale giornaliero dell’azienda”, secondo quanto riportato dal Financial Times.

La tematica della disinformazione, con particolare riguardo agli attacchi di Hamas contro Israele, ha acceso i riflettori su X. Breton, nella sua lettera a Musk, ha sottolineato che la piattaforma è stata utilizzata per diffondere “contenuti illegali e disinformazione nell’UE”, enfatizzando che il DSA stabilisce obblighi rigorosi in merito alla moderazione dei contenuti. La risposta di Musk, intrisa di una sottile ironia e enfatizzando la trasparenza e l’apertura della piattaforma, ha sollevato ulteriori questioni riguardanti la responsabilità e la governance delle informazioni online.

Nonostante le risposte dell’amministratore delegato di X, Yaccarino, circa le misure adottate dall’azienda, come la rimozione o etichettatura di “decine di migliaia di contenuti” e la cancellazione di numerosi account affiliati ad Hamas, le questioni inerenti l’efficacia e la tempestività delle azioni di moderazione dei contenuti e gestione delle fake news rimangono aperte.

Questo caso solleva riflessioni essenziali circa l’equilibrio tra libertà di espressione e protezione dei cittadini da contenuti nocivi e disinformazione. L’indagine in corso, che impone a X di rispondere a una serie di quesiti entro il 18 ottobre, è emblematica di una tensione crescente tra piattaforme social e autorità regolatorie, accentuando l’imprescindibilità di una discussione allargata circa la responsabilità delle piattaforme digitali nel moderare i contenuti, soprattutto in momenti critici come quelli di un conflitto.

Oltre a X, altri giganti dei social media, come Meta e TikTok, sono stati sollecitati da Breton a rispettare gli obblighi stabiliti dal DSA, indicando una determinazione chiara da parte dell’UE di far fronte alle sfide poste dalla disinformazione e dai contenuti illegali online.

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Team CEOTECH
La tecnologia dovrebbe arricchire la vita delle persone oltre a tutelare il pianeta.